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Inside Man

Regia di Spike Lee vedi scheda film

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La recensione su Inside Man

di cheftony
8 stelle

Fotografiamo tutti quelli usciti dalla banca. Li convochiamo, li interroghiamo, gli mostriamo le foto, però non abbiamo trovato uno che abbia detto: «Questo è colpevole». Gli abbiamo domandato se riconoscessero almeno uno che non fosse dei cattivi, ma anche se considerassimo qualche possibile sospetto ci sarebbero altri due o tre prontissimi a scagionarlo. È stato un sogno ad occhi aperti.”
“Non c'erano impronte?”

Dappertutto! E allora? Dimostra solo che quella gente stava lì dentro.”

 

Un gruppo di cinque rapinatori, composto da quattro uomini e una donna, fa irruzione a volto coperto in una grande e fastosa banca di New York, la Manhattan Trust.

I cinque, camuffati da imbianchini e coordinati da un leader astuto e determinato, tale Dalton Russell (Clive Owen), fanno subito capire a dipendenti e clienti tenuti in ostaggio che fanno sul serio: bloccate tutte le uscite e oscurate con un LED le telecamere del sistema video della banca, si fanno consegnare cellulari e vestiti e costringono tutti ad indossare tute identiche alle loro, in modo tale che nessuno dall'esterno o durante un'eventuale irruzione possa poi distinguere gli ostaggi dai malviventi.

Le forze armate del NYPD irrompono sul posto, agli ordini dell'esperto capitano John Darius (Willem Dafoe), ma l'ostico incarico di negoziare con Russell spetta al detective Keith Frazier (Denzel Washington), seppur nella delicata posizione di essere indagato per aver intascato una mazzetta. Aiutato dal giovane collega Mitchell (Chiwetel Ejiofor), Frazier studia la situazione con calma, dapprima sottovalutando e poi stimando la strategia e le conoscenze di Russell.

Nel frattempo, il magnate Arthur Case (Christopher Plummer), presidente della banca e di molte altre imprese, si mette a disposizione delle forze dell'ordine in maniera molto fugace, maggiormente impegnato a sua volta a negoziare un incarico rapidamente affidato all'enigmatica ed influente mediatrice Madeline White (Jodie Foster) non appena saputo della rapina e del sequestro in atto: la cassetta di sicurezza 392 custodisce un segreto che deve restare tale…

 

 

Sa, c'è un famoso detto del Barone Rothschild: «Quando scorre il sangue per le strade, è il momento per comprare». Il signor Case ha fatto sua questa convinzione, ma non è diverso da tanti altri imprenditori.”

 

Non è un meccanismo perfetto come lascerebbe supporre col suo incipit, questo “Inside man”, firmato nel 2006 da Spike Lee: inganna lo spettatore partendo fortissimo, poi sposta il baricentro da tutti i crismi del thriller e dell'action-movie, generi che Lee non deve sentire troppo suoi, visto che se ne frega delle implausibilità nella sceneggiatura di Russell Gewirtz, che non inficiano comunque il risultato. Inside man” diventa così qualcosa di diverso, sempre restando nelle righe di un prodotto mainstream, inglobando temi e toni molto variegati e mai nettamente definiti lungo le due ore di durata.

È un film molto verboso (unica premessa davvero rispettata), già dalla rottura della quarta parete immediatamente operata dal personaggio di Dalton Russell, che esplicita subito intenti, azioni e conseguenze, lasciando in sospeso solo un come; è un villain davvero interessante quello impersonato da un notevole Clive Owen, anche se porta con sé troppi interrogativi e incongruenze.

Da un lato può non colpire più di tanto la comunque apprezzata mancanza di una netta contrapposizione fra buoni e cattivi, d'accordo, ma d'altra parte Lee fa sì che siano alcuni dettagli a fare la differenza: innanzitutto, dopo aver ”fermato” il tempo ne La 25a ora”, gioca con le prolessi anticipando diversi interrogatori sparsi, avvalendosi dell'aiuto alla fotografia di un eccellente Matthew Libatique, usuale collaboratore di Aronofsky. Inoltre infila qua e là qualche segno di riconoscimento, come la breve stilettata al collaborazionismo (invero un po' buttata lì ma di sicuro effetto) e all'immaginario gangsta rap (già sbeffeggiato in “Bamboozled” e prima ancora in “Clockers”) tramite il videogioco del bimbo di colore in ostaggio, senza contare che ancora una volta, dopo lo splendido La 25a ora”, Lee sfrutta un film per parlare ancora velatamente di una New York e di un'America ferite e senza più certezze dopo l'11 settembre. Inside man” resta, a modo suo, un film dotato di una certa carica ironica, che emerge inaspettatamente pian piano.

Qui al lavoro su commissione, Spike Lee centra l'incasso migliore della sua carriera, mettendosi al servizio con una tecnica che, quando vuole, è ineccepibile: ottima anche la direzione di interpreti già eccellenti, dal vecchio feticcio Denzel Washington ad una splendida Jodie Foster, che cattura ogni secondo in scena nonostante il ruolo da comprimaria.

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