Regia di Joy Batchelor, John Halas vedi scheda film
Dal romanzo di Orwell, che ripercorre in forma di apologo la storia russa dalla rivoluzione di ottobre alla conferenza di Jalta (e che, nonostante 1984, continuo a considerare il suo capolavoro): gli animali di una fattoria si ribellano a un padrone tirannico, ma a poco a poco i maiali finiscono per prendere il suo posto. È uno dei pochissimi lungometraggi animati che ho visto in vita mia: una visione che risale a parecchio tempo fa, ma di cui mi rimane ancora impresso il clima angosciante nonostante certe morbidezze di forma (il ciclico ritorno della primavera descritto a colori pastello, la voce calda e rassicurante del narratore) e nonostante soprattutto un lieto fine che stravolge l’originale ma non riesce a cancellarlo (anzi dà evidenza visiva alla confusione tra uomo e maiale raccontata nelle ultime righe). Paradossalmente, ma neanche poi tanto, i musi degli animali appaiono più umani dei volti degli uomini: i loro occhioni sgranati rendono benissimo la mansuetudine e l’innocenza di un popolo oppresso dalla fame e dalle sofferenze. Quando il cavallo stakanovista Gondrano viene portato al macello, ci si commuove come se vedessimo morire un parente.
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