Regia di Rupert Julian vedi scheda film
"Se sono il Fantasma è perchè l'odio degli uomini mi ha reso tale. La mia unica possibilità di salvezza è che il tuo amore mi redima. Una volta gli uomini mi chiamavano Erik, ma per tutti gli anni che ho vissuto in questi sotterranei sono stato una leggenda senza nome".
[Lon Chaney a Mary Philbin]
"Il Teatro dell'Opera di Parigi, santuario degli amanti del bel canto, si erge nobilmente su stanze di tortura medievali e prigioni sotterranee, dimenticate da secoli". I nuovi proprietari dell'Opéra sorridono di fronte alle dicerie popolari sulla presenza di un fantasma che si nasconde nei sotterranei e semina il terrore nel teatro. Chi ha avuto la sventura di avvistarlo ("Un lampo d'ombra e poi è sparito") ne diffonde una descrizione raccapricciante: "i suoi occhi sono gocce spettrali prive di luce, come orbite vuote in un teschio ghignante. Il suo viso è come una pergamea erosa dalla lebbra, con la pelle giallastra tesa sulle ossa sporgenti. Il suo naso... non c'è nessun naso!". Erik (Lon Chaney), il Fantasma, è un folle musicista deforme con il volto coperto da una maschera, innamorato della giovane cantante lirica Christine Daaé (Mary Philbin), la cui carriera artistica tenta di agevolare a scapito di Carlotta (Virginia Pearson), la primadonna dell'Opéra. Il successo che improvvisamente investe Christine insospettisce il suo fidanzato, il visconte Raoul de Chagny (Norman Kerry): la sua proposta di matrimonio, infatti, viene respinta in nome della carriera e del patto segreto che la ragazza ha stretto con il Fantasma per ottenere gloria e celebrità. Nonostante le minacce ricevute, Carlotta, incoraggiata da sua madre, si riprende il ruolo di Marguerite nel Faust di Gounod (opera che, ironia della sorte, per la sua prima rappresentazione nel 1859 venne rifiutata proprio dal Teatro dell'Opera di Parigi e dirottata al Théatre-Lyrique), ruolo che, a causa di una misteriosa indisposizione, era stata costretta a cedere a Christine nella precedente rappresentazione, e si esibisce regolarmente in palcoscenico. Ma Erik si vendica atrocemente: Carlotta, infatti, durante lo spettacolo viene travolta dal gigantesco lampadario del teatro e muore sul colpo. Accecato dai sentimenti e dalla passione, il Fantasma rapisce Christine e la conduce nel suo rifugio segreto nei sotterranei dell'Opéra. Al risveglio dopo "una notte di orrori indefinibili e di sogni tormentati", Christine, nonostante l'avvertimento ricevuto da Erik ("Finchè non tocchi la mia maschera non corri nessun pericolo: fintanto che il tuo amore per lo spirito di Erik sarà più forte della tua paura, sarai salva"), non esita a scoprire il volto del Fantasma, togliendogli la maschera: il viso sfigurato e terrificante che si mostra ad una sgomenta Christine sancisce, però, la fine dell'idillio. In cambio della libertà la ragazza si promette sua schiava ed Erik le permette di tornare a cantare: ma dovrà essergli, la avverte, sempre fedele. Christine, invece, con l'occasione di un ballo mascherato ("Una sera l'anno tutta Parigi si mescola, senza distinzioni di ceto, nell'allegro, folle Ballo in Maschera dell'Opéra"), si incontra con Raoul sui tetti del teatro e gli giura eterno amore: progettano di fuggire insieme dopo un ultimo spettacolo, ma il Fantasma scopre le loro intenzioni e, ferito e deluso, scatena la sua furibonda vendetta ("Adesso vedrai lo spirito malvagio che rende mostruoso il mio volto!")...
La più celebre versione cinematografica dell'immortale ed omonimo capolavoro di Gaston Leroux (1910), diretta dal neozelandese Rupert Julian (ma le tribolate riprese, segnate dai contrasti e dalle incomprensioni con Chaney, lo costrinsero ad abbandonare il set: il film, poi, venne completato, secondo i rumors hollywoodiani, dallo stesso Chaney e da Edward Sedgwick) e gratificata da uno straordinario successo di pubblico (al punto che solo dopo quattro anni dall'uscita nelle sale l'Universal ne diffuse una versione sonorizzata, a cui vennero aggiunte nuove sequenze girate da Ernst Laemmle): una fiaba tenebrosa tradotta in un affascinante tripudio di suggestioni gotiche e romantiche, immersa nella spettacolarità della ricostruzione scenografica (il film è girato interamente negli interni allestiti e curati da Ben Carré) e sorretta dalla straordinaria interpretazione di Lon Chaney, qui tragico "uomo senza un volto" ma con ben due maschere a mostrarne/celarne/suggerirne infinite e macabre fisionomie, una recitazione magistrale nutrita da gesti evocativi, mimica facciale, da suggestioni appena accennate e quasi sospese nelle atmosfere delle scena. Ritmo incalzante, suspense, brividi, misteri, tormenti del cuore, inquietanti e spettrali giochi di ombre e luci: un piccolo capolavoro, impreziosito ulteriormente da alcune splendide sequenze, come la prima rivelazione del vero volto del Fantasma, il ballo mascherato (a colori), la meravigliosa sequenza sui tetti del teatro, con il Fantasma, mascherato da Morte Rossa, appollaiato sulle ali di una statua, l'altra sequenza a colori nella Camera degli Specchi e la fuga in carrozza di Erik, inseguito dalla folla inferocita.
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