Regia di Alfred L. Werker, Anthony Mann vedi scheda film
Un trionfo di luci e penombre. I volti luminosi dei poliziotti, mai come in questo film così completamente in sintonia con i cittadini, contrapposti alle ombre che si annidano nel cuore della stessa società civile. La luce che, filtrata dalle persiane, riga il corpo dell'assassino prima che si accinga a compiere il misfatto, quasi a evidenziarne la tetraggine morale. E, nel finale, il cono di luce da cui, ansante, il colpevole affiora dopo un inseguimento nei cunicoli di Los Angeles. In poco più di un'ora, una sceneggiatura concisa ma senza ellissi, descrive, prima astrattamente poi visualizzandoli, gli eventi e le varie fasi investigative che portano all'individuazione e alla cattura del colpevole. La minaccia è tanto più insidiosa in quanto proviene da un insospettabile all-American, il WASP Roy Morgan, prima grande interpretazione di Richard Basehart. Il biondo Morgan, dallo sguardo apparentemente benevolo ma in realtà spietato assassino, è il cuore di tenebra di una comunità altrimenti composta da cittadini che sembrano distinguere chiaramente tra il bene e il male: la sequenza della ricostruzione dell'identikit dell'omicida, con tutti i convenuti alla stazione di polizia che fanno a gara per aggiungere tasselli sempre più precisi al volto senza nome, è il sintomo di una fiducia così incrollabile nei difensori del law and order da risultare quasi ridicola. Sennonché a questa fiducia fanno da contraltare forze eversive ignote e, proprio per questo, inquietanti. Le intime motivazioni di Morgan restano sconosciute anche dopo la sua morte, lasciando nello spettatore un senso di sospesa angoscia per quanto si continua a non sapere e quanto, chissà, potrebbe ancora celarsi nelle pieghe di una realtà apparentemente sotto controllo. Finto documentario propagandistico (con tanto di insopportabile voce narrante fuori campo) sui metodi delle forze dell'ordine, Egli camminava nella notte è in realtà un vero noir realizzato con perizia tecnica e narrativa sopraffina: un ritratto in controluce dell'America postbellica, alla cui efficacia dà un contributo fondamentale la fotografia brillante di John Alton. Sarebbe forse anche la migliore regia di Alfred L. Werker, sennonché, come è noto, le splendide sequenze finali nei cunicoli sotterranei di Los Angeles, che aggiungono molto alla bellezza del film, si devono al non accreditato Anthony Mann. Quanto esse abbiano effettivamente influenzato la scena della fuga nelle fogne di Vienna nel Terzo uomo è materia, tutta ancora da risolvere, per gli storici del cinema. Resta però innegabile il loro valore di archetipo.
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