Regia di Miklós Jancsó vedi scheda film
Già da tempo mi ritengo un ammiratore del regista ungherese Miklos Jancso, di cui considero il capolavoro "I disperati di Sandor". "Salmo rosso" è un film per palati finissimi, un'opera al di fuori di tutti gli schemi, una sorta di musical rivoluzionario che anticipa le movenze di "Elettra amore mio", girato pochi anni dopo. È un film praticamente privo di trama e di personaggi individualizzati, un'allegoria della lotta della classe operaia contro l'oppressore, una pellicola fortemente stilizzata e astratta dove conta il movimento continuo della folla, un movimento accompagnato da quelli altrettanto evidenti della macchina da presa che in 27 piani sequenza reinventa la geometria dello spazio con carrellate, panoramiche, zoom e movimenti di gru. È un film con un linguaggio cifrato ma suggestivo, immagini che sul piano figurativo possono contare su una bellezza costante e spesso abbagliante, una coreografia perpetua accompagnata da canti della tradizione popolare, una contestualizzazione storica appena accennata e una ricercata mancanza di progressione narrativa. È un cinema orgogliosamente "altro" rispetto al mainstream, forse un esercizio di stile formalista, ma dettato da un regista che ha il coraggio di osare e di inventare forme nuove, forse un po' troppo intellettuali rispetto a quello che andava per la maggiore anche allora, ma che merita di essere riscoperto. Per quanto mi riguarda ne ammiro l'audacia e lo slancio epico-rivoluzionario, resto spesso incantato dallo splendore compositivo dei piani-sequenza (straordinaria l'immagine in campo lungo dell'esercito che spara sulla folla radunata in cerchio) e dal meticoloso "sound design", ma credo che il film resti leggermente inferiore come impatto complessivo rispetto a I disperati di Sandor, L'armata a cavallo ed Elettra amore mio.
Voto 8/10
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