Regia di Nelson Pereira dos Santos vedi scheda film
E' un film dal tono minimalista, forse troppo talvolta, perché infatti manca secondo me di un po' di forza drammatica. E' un'opera quasi apatica, dal ritmo lento, che fa vedere le vicissitudini di una famiglia poverissima del Brasile rurale, nella dura lotta per la sopravvivenza. Gli avversari sono da una parte una natura avara di pioggia, dall'altra gli allevatori, che sfruttano i lavoranti che si occupano del loro bestiame. Accanto allo sfruttamento, non mancano vessazioni e prepotenze assortite, sia dei detti allevatori che della polizia.
Nonostante l'assenza totale di retorica e didascalismmi - che sono pregi - mi pare che l'intento del regista sia l'accusa di queste realtà di ingiustizia e povertà, dove i ricchi calpestano i poveri, forti appunto della loro ricchezza e del loro potere. La prospettiva è di sinistra, solo che il discorso parte da lontano e si ferma poco più in qua, quanto cioè a soluzioni e prospettive. Non viene proposta infatti nessuna rivoluzione o ribellione, perché l'intento è forse solo far sì che lo spettatore constati la profonda ingiustizia sociale alla base della storia raccontata.
Se non c'è retorica, vi è secondo me un passo dove il regista perde di vista la plausibilità della trama forse per la preoccupazione di mettere in risalto l'abitudine alla sottomissione di quella povera gente. Ad un certo punto il marito viene sbattuto in galera con un pretesto. La moglie, uscita di chiesa e accortasi della sua assenza, si mette semplicemente ad aspettarlo lì con i bambini, per ore ed ore, bivaccando in strada fino al mattino dopo (quando lui è rilasciato). Secondo me non è verosimile che non tenti nemmeno di cercarlo, e neppure chieda nulla a nessuno. Alla fine vediamo i personaggi in una condizione molto vicina alla disperazione, perché non hanno nessuna prospettiva di migliorare le loro condizioni di vita.
In secondo piano compare anche il tema della religiosità cristiana di quella povera gente, molto inquinata però da superstizione e persino da riti magici. Non manca una stoccata del regista alla dottrina sull'esistenza dell'inferno.
Ho apprezzato però il lirismo di certe sequenze, specie quelle che inquadrano i bambini di quella poverissima famiglia.
Secondo me è un film originale che si lascia guardare, che ha i suoi pregi, ma che pure manca di quella forza indefinibile che rende un'opera davvero coinvolgente.
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