Regia di Nelson Pereira dos Santos vedi scheda film
Fra Stroheim e Pasolini, un film iperrealista capace, nei momenti più torridi, di assumere una qualità quasi visionaria. Il contenuto politico non è ancora esplicito, tuttavia pare evidente come la struttura del racconto tenda a costituire un'allegoria della Storia umana: dalla lotta dell'Uomo contro la Natura si passa ben presto a quella dell'Uomo contro l'Uomo, orchestrata da sfruttatori ai danni degli sfruttati. Prima del marxismo di Rocha, tuttavia, solo il Cristianesimo si offriva ai cine-eroi carioca come arma di riscatto (o quantomeno fonte di speranza): Fabiano è un uomo buono, umile, ingenuo, volitivo; Vitoria è una donna forte, aspra, ma estremamente devota. Notevole come il punto di vista della vicenda passi, di volta in volta, dal cane ai bambini agli adulti. Film complesso nei risvolti psicologici, al di là delle apparenze; con accenti brechtiani e un finale di alta retorica, inquadrature cariche di un epos affine a Rocha (il vaccaro con la staccionata alle spalle, prototipo dei futuri Antonio Das Mortes), le consuete aperture documentaristiche, sobrie metafore animali e vegetali: un capitolo fondamentale nella rappresentazione di quella "estetica delle fame" che ha costituito la cifra stilistica più importante del Cinema Novo.
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