Regia di Claudio Gora vedi scheda film
L'odio è il mio dio è uno degli ultimi lavori di Gora come regista; il fatto che sia rimasto, nell'immaginario del cinema nostrano, molto più noto come attore nonostante la decina di titoli licenziati da dietro la macchina da presa, la dice lunga sulle sue capacità in tale ruolo. Siamo nel 1969 e lo spaghetti western è logoro: la strada giusta - quantomeno in termini di successo commerciale - la stanno indicando Bud Spencer & Terence Hill, che da Dio perdona... io no! (1967) in avanti procedono con l'ibridazione fra western e commedia; Gora tenta invece la carta del film surreale e sgangherato, forse neppure del tutto apposta. Perchè il budget è ridotto, il regista non eccellente e il cast fa quello che può, vantando come protagonisti Tony Kendall (discreto frequentatore del cinema di genere, in quegli anni impiegato spesso proprio nel filone western), Carlo Giordana (che è figlio del regista, il cui vero nome è Emilio Giordana), Venantino Venantini e Herbert Fleischmann (che non risulta avere avuto altri ruoli nel cinema italiano). In ruoli minori ci sono anche Giusva Fioravanti, ancora bambino (che aveva comunque già recitato in qualche altra pellicola di scarso rilievo e che sfonderà nel 1975 con il trashissimo Grazie nonna, di Marino Girolami), Pippo Franco (nei panni del bizzarro suonatore di paese, che intona anche uno stornello antiamericano!) e Pier Giovanni Anchisi, che firma la sceneggiatura (a dire il vero abbastanza banale) assieme a Gora e a nientemeno che Vincenzo Cerami, semi-esordiente. Musiche attribuite a Pippo Franco, che all'epoca riscuoteva anche un modesto successo come cantante proto-demenziale. 4/10.
Far west. Un bambino vede uccidere il fratello maggiore; cresciuto (e rimasto muto dopo l'incidente dell'infanzia), parte alla ricerca della vendetta.
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