Regia di Federico Fellini vedi scheda film
“Io mi ricordo”: Fellini ci riporta nella Rimini della sua gioventù, attraverso una fiaba permeata da tanta, tantissima nostalgia poetica. Ci racconta così l’adolescenza di Titta (Bruno Zanin), tra gite domenicali, scherzi goliardici a compagni di scuola e familiari, desideri e turbamenti sessuali, pulsioni onaniste, pomeriggi ed eventi littori.
L’autore riesce a cogliere una dimensione fuori dal tempo, fiabesca, narrata per sketches episodici, popolata da personaggi bizzarri e immersa in una dimensione surreale e metafisica, celebrazione di un mondo paesano e rurale che la modernità ha lasciato ormai alle spalle.
Ogni protagonista ricerca la propria fuga, dalla bella Gradisca (Magali Noël) con i film di Cary Grant, lo zio matto (Ciccio Ingrassia) sull’albero che urla “Voglio una donna!” per un intero pomeriggio estivo, le seghe di Titta e gli amici nel garage di papà vagheggiando sulle zinne pantagrueliche della Tabaccaia (Maria Antonietta Beluzzi), le curve generose della Gradisca o dell’insegnante di matematica (Dina Adorni), infine il nonno (Giuseppe Ianigro) in ritirata di scoregge durante le litigate in famiglia. Salvo ritrovare quell’unione cittadina nelle goffissime parate fasciste, le veglie notturne in attesa del Rex sotto un cielo infinitamente stellato, i rally paesani; ogni tanto il silenzio immobile avvolge la città, permeata da una nebbia fittissima o sommersa da una corposa e incredibile nevicata, interrotto soltanto dal suono ovattato delle palle di neve che s’infrangono farinose sulle chiappe della Gradisca.
Come nei novellieri medievali, Fellini e Tonino Guerra hanno il loro cantastorie (Silvio Spaccesi), distratto dalle pernacchie dei ragazzi. Non mancano poi il papà anarchico (Armando Brancia), i fascisti con l’olio di ricino e le botte, la ninfomane Volpina in spiaggia (Josiane Tanzilli) che ci riporta alla Saraghina di 8 e 1/2.
Amarcord si apre sulle note, magiche, di Nino Rota e si chiude su quelle nostalgiche e poetiche del vento: con il matrimonio e l’addio della Gradisca al paese, si chiude così un’epoca e la fuga sognante ad occhi aperti del regista.
Gigi Reder, Oreste Lionello, Piero Mazzarella e Renato Cortesi recitano in più di tre ruoli ciascuno. I famigliari di Titta sono interpretati da attori del sud, ridoppiati con accento romagnolo: Pupella Maggio, Armando Brancia, Giuseppe Ianigro e Ciccio Ingrassia. Fellini voleva inizialmente la Fenech per il ruolo della Gradisca, non ancora regina della commedia sexy ma già celebre per una serie di ero-thriller e film boccacceschi , ma le preferì l’indimenticabile Magali Noel.
Forse il Fellini più poetico di sempre, di grande successo internazionale (Oscar e Golden Globe per Miglior film straniero, altre due statuine dell’Accademy per sceneggiatura e regia), impreziosito dalle immancabili scenografie di Danilo Donati e dalla fotografia di Giuseppe Rotunno. Film spartiacque, apre, seppur involontariamente, la stagione della sexy-plotation scolaresca e paesana, inventando il fenomeno Pierino Alvaro Vitali (già brillante comparsa in Roma, I Clowns e Fellini-Satyricon) nel mitico ruolo di studente indisciplinato e sporcaccione.
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