Regia di Federico Fellini vedi scheda film
Fellini compone il puzzle dei ricordi e il pubblico ringrazia.
Federico guarda all'adolescente che è stato con dovuto disincanto e dice tutto ciò a noi spettatori come un amico ci racconterebbe una storiella.......con semplicità, poesia e un tocco di genialità (GIMON82).
Amarcord assume, quindi, le fattezze di una sagra della memoria, carica della vitalità rozza e popolaresca dell'ambiente rurale, a cui l'urbanizzazione ha aggiunto quel pizzico di affettazione che fa scattare la caricatura (OGM).
L’attenzione del maestro volge, in particolare, sulla burlesca esuberanza di un gruppo di ragazzi, in una cittadina romagnola degli anni trenta, la quale diventa la lente deformante attraverso cui Fellini ci mostra i miti stralunati di un popolo contadino che, da un giorno all'altro, con orgoglio, si scopre coprotagonista di una favolosa gloria italica (OGM). Ma il racconto delle incontenibili pulsioni (non solo) giovanili (si pensi al tormento che corrode il povero zio Teo/Ciccio Ingrassia) e delle marachelle goliardiche delle nuove leve “fasciste” offre, non solo, momenti di sguaiatissimo divertimento - che fanno ben sperare (circa la via breve del la dittatura) - ma denota, altresì, la duplice funzione del film; di assurgere a fantasticheria surreale su un mondo ormai scomparso, come pure di critica sociale del regime (steno79), per la smitizzazione della cui demagogia contribuisce anche una messa in scena onirica e poetica (GIMON 82).
Tre sole stelle soccorrono onde racchiudere il mio personale giudizio sul film, eppure come non rendere omaggio alle fulgide parole di analisi critica e di elogio (qui sopra, in breve, compendiate) spese da coloro che mi hanno preceduto?
Atteso che il sincero apprezzamento per la colonna sonora di Nino Rota lo esprimo anch’io, senza tentennamento alcuno.
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