Regia di Federico Fellini vedi scheda film
La nostalgia tramutata in poesia. Pudicamente trasformata in Borgo, la Rimini di Fellini ragazzo è un concentrato di fiabesco, grottesco, iperreale, il tutto mescolato nelle chiacchiere da bar e nelle cosiddette 'leggende metropolitane'. Scritto insieme all'altro riminese Tonino Guerra, Amarcord è uno sguardo immaturo, curioso e commosso sull'adolescenza, sulla piccola provincia, sull'Italia di una volta (inevitabilmente compare anche il fascismo, sia pure marginalmente: del resto Fellini non fu mai interessato alla politica) e costituisce un ulteriore omaggio al cinema da parte del regista romagnolo. Il vento, il mare di cartapesta, gli scherzi goliardici e la morte, le donne, il finale corale; i grandi temi ed elementi classici felliniani sono qui proposti (o riproposti) con incisiva poetica, confezionando un film che fondamentalmente non riguarda nessuno (gli aneddoti sono inventati, sentiti raccontare e già in minor misura mutuati, lievemente modificati, dalle vite dei due autori della sceneggiatura) e riguarda, almeno qua o là, tutti quanti. O quantomeno la parte adolescenziale di ciascuno di noi.
La vita negli anni '30 di un paesino vicino Rimini, raccontata attraverso le quotidiane ed esemplari disavventure dei suoi abitanti: la famiglia di Titta, adolescente con il padre manovale, la madre casalinga e due zii (uno in manicomio e l'altro sfaccendato playboy); la Gradisca, donna amata da tutto il paese; la Volpina, ninfomane prostituta; i vari matti, i fenomeni, i ragazzi, i gerarchi fascisti, la tabaccaia dal seno prorompente...
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