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Calle Mayor

Regia di Juan Antonio Bardem vedi scheda film

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La recensione su Calle Mayor

di mm40
7 stelle

Spagna. In un paesino di provincia un gruppo di amici sopra la trentina, annoiati dalla routine, decide di organizzare uno scherzo: Juan, uno di loro, tenterà di sedurre Isabel, la zitella del posto, solo per vedere se lei cadrà immediatamente ai suoi piedi. Lo scherzo va in porto, ma a quel punto Juan comincia a sentire dei fortissimi rimorsi.


Calle mayor è la strada principale della cittadina in cui si svolgono le vicende di questo film; una cittadina di provincia tranquilla, fin troppo, nella quale tutti sanno tutto di tutti e la noia domina i lunghi pomeriggi dei giorni festivi. È così che comincia questo film spagnolo del 1956, ancora oggi attualissimo al di là dei confini d'origine; la sceneggiatura del regista Juan Antonio Bardem (da un racconto di Carlos Amiches) è un impietoso tuffo negli splendori e nelle miserie del genere umano, con un ritmo in crescendo che culmina nel disperante, disperato finale. Il fallocentrismo della società dell'epoca – facilmente riferibile anche a quello attuale – è il vero nucleo della trama, l'argomento principale: un gruppo di scapoli che ha passato la trentina si permette di prendere in giro e di rovinare la vita all'unica donna del luogo che, alla loro stessa età all'incirca, ancora non si è sposata. Il potere del maschio dominatore-padre e padrone, certo, ma anche quello del pettegolezzo e della solitudine, tutto si rimescola nel dilemma centrale del lavoro, che vede affrontarsi verità e menzogna in un duello all'ultimo sangue: qualunque vinca delle due, una vittima ci sarà. Soccomberà Juan o Isabel, avrà la meglio l'ipocrisia oppure il duro scontro con la realtà dei fatti? Belle le caratterizzazioni dei personaggi, validi anche gli interpreti (José Suarez, Betsy Blair e Yves Massard i più importanti) e coinvolgente la mano di Bardem; inevitabili gli accostamenti con I vitelloni felliniani (1953) e con il successivo La rimpatriata (Damiano Damiani, 1963). 7,5/10.



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