Regia di Ida Lupino vedi scheda film
IL NOIR AMERICANO ANNI '40 e '50
«Questa è la storia vera di un uomo, una pistola e una macchina. La pistola apparteneva all'uomo, la macchina invece avrebbe potuto essere la vostra».
Gilbert e Roy stanno raggiungendo in auto San Felipe, nel Golfo di California, per andare a pesca.
Lungo il tragitto, hanno la malaugurata cortesia di dare un passaggio a un uomo sul ciglio stradale, la cui auto è apparentemente in panne.
Non tarderanno a scoprire che lo sconosciuto è Emmett Myers, uno psicopatico omicida evaso dal penitenziario, proteso a scappare verso il Messico per evitare la cattura, dopo aver seminato vittime tra i guidatori che precedentemente hanno abboccato alla sua richiesta di soccorso.
Con un revolver perennemente puntato contro, i due amici sono costretti a viaggiare verso il confine, mentre la radio racconta in diretta i dettagli della fuga rocambolesca del folle omicida, che ne approfitta per venire a conoscenza delle strade ove son stati posti blocchi alla circolazione.
La notizia diffusa via radio che potrebbero esserci degli ostaggi, induce Myers a pensare di sbarazzarsi anche di questi suoi ultimi fardelli umani.
Ma poco dopo le notizie parlano di ostaggi uccisi, probabilmente riferendosi ai precedenti, e indica l'uomo come in fuga solitaria.
I due poveracci dovranno usare tutta la loro astuzia per sfuggire allo spietato psicopatico, che tuttavia verrà catturato proprio grazie alla falsa notizia diramata via radio su ordine della polizia.
Scritto dalla stessa Ida Lupino assieme al produttore Collier Young, La belva dell'autostrada è un noir stupendo, teso e ben costruito, ed è il quinto dei sette film che la versatile e talentuosa attrice diresse, in un periodo in cui la regia cinematografica era quasi esclusivamente appannaggio di individui di sesso maschile.
Antesignano ed ispiratore di The Hitcher - La lunga strada della paura, altro magnifico e teso cult, ma di metà anni '80 diretto da Robert Harmon su sceneggiatura di Eric Red, il film della Lupino riesce a scandire alla perfezione la tensione, attraverso una storia di collaborazione forzata tra individui divisi dal destino e dal proprio status sociale, ed una storia senza fronzoli che punta al ritmo e a catturare lo spettatore, offrendo uno spaccato della mostruosità umana da un lato, e la forza di volontà e l'astuzia che inducono le due vittime oneste a reagire ostacolando con tutto se stessi il buon esito di una fuga disperata quanto violenta.
Un film sul male che sfida il bene; un film di uomini che racconta una dura storia di sofferenza e destino ingrato, diretto da una donna tenace e tosta, capostipite valorosa e di gran talento anche in materia di direzione registica.
Fotografia sgranata in un bianco e nero che esalta le oscurità e comunica malessere diffuso, ed un cast di soli uomini in cui spicca un carismatico William Talman, in un ruolo da sadico che l'attore affronta di petto senza tuttavia eccedere in moine grottesche, ma anzi riuscendo a rendere credibile la bestialità di una follia umana portata alle estreme conseguenze.
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