Regia di Peter Glenville vedi scheda film
Buon dramma storico, affidato ad interpreti come ormai raramente capita di vedere, nonché di contenuto intelligente rispetto a fatti storici ben conosciuti. Infatti, al tema dell'annoso contrasto tra le ragioni della Chiesa e quelle dello Stato, si aggiunge, nella pièce di Jean Anouilh da cui è tratto il film, lo strisciante argomento dell'attrazione omosessuale tra i due uomini di potere. E la storia soprattutto la disillusione del re d'Inghilterra Enrico II, pronipote del re normanno vincitore della battaglia di Hastings, nei confronti di un amico, che preferisce le ragioni dell'etica alle logiche del potere. Dopo essere stati compagni di bagordi (come più o meno accadrà per Enrico V e Falstaff), il monarca inglese tiene Thomas Becket, nel frattempo ordinato diacono, presso la corte come consigliere e lo nomina prima Lord Cancelliere (una sorta di primo ministro dell'epoca) e successivamente Arcivescovo di Canterbury, unendo in lui la massima carica politica e la più alta investitura religiosa d'Inghilterra. Accortosi di non poter manovrare l'amico, il quale persegue le ragioni della Chiesa, ma anche dell'etica, in contrasto con quelle della politica, esclusivamente care al sovrano, quest'ultimo lo rimuove dalla carica e lo accusa di fantasiose malversazioni.
Tutti sappiamo come finì la storia ed il martirio del prelato non è la parte più importante del film di Glenville, ottimo regista teatrale, prima che cinematografico. Quello che conta è la messinscena di un contrasto personale, etico e politico, che va ad inserirsi in un più ampio contesto di contrasti che potremmo definire etnici: siamo infatti nell'Inghilterra ancora dilaniata dalle divisioni tra gli antichi occupanti Sassoni ed i nuovi arrivati Normanni. Mentre i primi costituiscono la massa della popolazione ed in genere compongono la parte più bassa del popolo, i conquistatori, di stirpe francese, occupano le posizioni di prestigio di questa nuova Inghilterra agli albori del secondo millennio. Questo contrasto sarà ancora ben vivo sotto il regno di Riccardo Cuor di Leone (figlio e successore di Enrico II), come scriverà anche Walter Scott nel suo romanzo Ivanhoe.
I due protagonisti sono interpretati superlativamente da Peter O'Toole (il re), che sa dare al suo personaggio fremiti omosessuali sottocutanei, e da Richard Burton, che interpreta un vescovo vittima di dubbi, ambizioni, contrasti ineriori, ma che rifiuta di piegarsi alle pure e semplici ragioni della politica, anche accettandone le estreme conseguenze.
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