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La grande nebbia

Regia di Ida Lupino vedi scheda film

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La recensione su La grande nebbia

di luisasalvi
6 stelle

San Francisco. Eve Graham dopo aver scoperto di non poter avere figli che tanto desiderava si dedica con ottimi risultati al lavoro, assieme al marito Harry, ma dopo qualche anno si accorge che così lo ha trascurato come marito e allontanato da sé; allora si decide ad accettare la proposta fattale anni prima da lui, di adottare un figlio; il film inizia a questo punto, con l’intervista e le indagini sul loro conto da parte del sig. Jordan responsabile per l’affidamento. Ma Harry ora sembra esitante; Jordan, saputo che Harry si reca spesso per lavoro a Los Angeles, dove si ferma per qualche giorno, lo cerca qui e scopre che qui ha una doppia vita con una moglie e un figlio di pochi mesi. Harry racconta come si è trovato in questa situazione: fedele alla moglie per principio e per affetto, se ne sentiva trascurato e fece amicizia con un’altra anima sola… Non mi pare il caso di raccontare la storia di adulterio più banale e comune; di solito il marito adultero si ritira, se ha i mezzi pagando il mantenimento di amante e figlio, se ne è arrivato uno; la variante, proposta come quasi meritevole dall’avvocato difensore, è che Harry finisce per sposare anche l’amante e così finisce in tribunale, con gran sollazzo del pubblico americano amante dei processi. Il film è diretto e recitato decorosamente e in modo credibile nonostante la banalità del soggetto. La pecca maggiore della sceneggiatura potrebbe essere quella di come la prima moglie viene a sapere dell’esistenza della seconda: Harry la saluta dicendole che un amico le spiegherà tutto; si suppone che l’amico userà tutta la delicatezza possibile, invece telefona e brutalmente comunica che il marito ha un’altra moglie e un figlio; il tutto mentre lei è davanti alla porta finestra che dà sul balcone da cui potrebbe buttarsi. Ma non si tratta di una pecca, bensì di una mossa astuta della sceneggiatura, che consente a Joan Fontaine di recitare sorpresa dolorosa e al pubblico di soffrire per il rischio del suicidio, compensato subito dopo da un bel processo, sempre gradito.

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