Regia di Florestano Vancini vedi scheda film
Lo stile sembra cercare una strada nuova tra il neorealismo e la commedia all'italiana, con un occhio al noir di matrice più francese che americana. C'è, inoltre, una comunanza di sguardo con i primi film di Pasolini. In più, è da segnalare, contenutisticamente, il rapporto di fascinazione del giovane protagonista nei confronti dello scafato criminale, che gli consente uno slancio vitalistico (non è il denaro che conta; i colpi non sono pianificati né è prevista una via di fuga), in un approccio alla vita che è invece caratterizzato dallo sradicamento e dalla disillusione. Il finale, a mio parere, indulge un po' troppo sui rovelli del protagonista, ma tutto il resto del film, cadenzato sulle rapide sequenze delle rapine in banca, raccontante con giusta concisione, scorre via, non senza lasciare una forte impressione sullo spettatore. Qualche merito, oltre cha a Vancini (Ferrara, 1926), va dato anche ai tre protagonisti Milian, Salvatori e Brialy. (20 dicembre 2007)
Nel 1950, a Bologna, il giovane Gabriele, profugo istriano, conosce, tramite l'amico Corrado, l'ex repubblichino Paolo Casaroli. Questi, deluso e incattivito per la sconfitta di guerra, cerca una rivalsa rapinando le banche. Gabriele lo segue affascinato, ma la fine sarà tragica per tutti.
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