Regia di Carlo Campogalliani vedi scheda film
Il maniscalco Rocco è accusato ingiustamente di omicidio; messo alle strette, fugge in Sudamerica dove comincia una nuova vita. Nel frattempo l'unico testimone del delitto, un uomo muto, dichiara in tribunale l'innocenza di Rocco, che potrebbe finalmente rientrare in Italia. Se non fosse che una donna argentina ha deciso di mettergli nuovamente i bastoni tra le ruote...
L'intreccio è semplice, per quanto non molto verosimile, ma nel complesso si può dire che funzioni a sufficienza; La grande luce (Montevergine) è un melodramma sfrenato, di quelli che non si fermano di fronte a nulla per di generare tensione e lacrime, che sfrutta appieno i suoi punti forti: il primo dei quali è inevitabilmente Amedeo Nazzari. Attore giovane, poco più che trentenne, lanciato negli anni precedenti da Goffredo Alessandrini (Cavalleria, 1936, e soprattutto Luciano Serra pilota, due anni più tardi), Nazzari tiene banco per tutto il film con il suo proverbiale fascino e le sue già affinate doti di interprete; al suo uscire di scena, il lavoro perde immediatamente di mordente nonostante alcune presenze di rilievo come quelle di Leda Gloria, Enzo Biliotti, Elsa De Giorgi, Andrea Checchi e Lauro Gazzolo. Ma la sceneggiatura è realmente blanda e innocua da qualsiasi punto di vista la si voglia osservare; reca le firme del regista Carlo Campogalliani e di Vittorio Malpassuti, che prendono spunto qui da un soggetto di Guido Paolucci. Il ritmo vacilla e i colpi di scena sono mal assortiti: pellicola trascurabile. 3/10.
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