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È arrivata la felicità

Regia di Frank Capra vedi scheda film

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La recensione su È arrivata la felicità

di barabbovich
6 stelle

Frank Capra è il più degno erede della cosmogonia dei padri fondatori degli Stati Uniti d'America, l'ideale trait-d'union con Washington e Benjamin. I suoi film sono la summa del pensiero liberale americano e l'incarnazione del suo sogno. Non fa eccezione questo Mr. Deeds goes to town, tradotto banalmente con È arrivata la felicità, titolo che ammicca ironicamente alle disgrazie di un americano medio semplice e buono (Cooper), dotato di saldissimi principi, che si vede arrivare una eredità miliardaria da uno zio semisconosciuto. Speculatori e parenti alla lontanissima vorrebbero succhiargli il sangue, una giornalista (Arthur) approfitta della sua ingenuità per ritrarlo come uno stupido bonaccione ma l'uomo, con la sua dignità e i suoi principi chiarissimi, mette a posto tutti persino in tribunale e regala la sua fortuna ai poveri.
Peccato che nella versione italiana siano andate perse ampie tracce del doppiaggio, lasciando spazio alla calata slang del protagonista e rendendo poco chiari alcuni passaggi cruciali, perché il film è un apologo sulla bontà disinteressata e sul bene comune che trasuda idealismo e scivola su qualche banalità, muovendosi tra melodramma e commedia. A Capra valse l'Oscar per la regia.
Curiosità: il film è uno dei casi in cui il cinema influenza la lingua. Da allora il termine picchiatello vene acquisito anche nei nostri vocabolari.   

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