Regia di Claude Chabrol vedi scheda film
Tratto da un romanzo di Patricia Highsmith (con una sceneggiatura firmata dal regista e da Odile Barski, già co-autrice del precedente Volto segreto), Il grido del gufo è un prodotto riconoscibilissimo di Chabrol, anzi: alla Chabrol. Perchè si basa essenzialmente su due elementi che per il cineasta francese hanno costituito le fondamenta di un'intera carriera: il thriller psicologico a tinte fosche e il dramma borghese, ritratto di ambiente benestante popolato da individui ambigui e prede di malesseri vari. Nomi celebri nel cast non ce ne sono (Christophe Malavoy, Mathilda May, Jean Pierre Kalfon, Jacques Penot), la confezione non è curatissima (al limite quasi del televisivo) e il risultato è quindi un film 'di transizione', poco più che un esercizio in attesa di progetti più ispirati per un regista sicuramente meritevole di qualcosa di meglio. Il finale, tragico a oltranza, parrebbe confermare questa tesi. 4,5/10.
Un disegnatore, in crisi con la moglie, si invaghisce di una ragazza e comincia a frequentarla. Poco tempo dopo il fidanzato geloso della ragazza viene trovato morto: inevitabilmente i sospetti ricadono sul disegnatore.
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