Regia di Claude Chabrol vedi scheda film
Pur essendo questo uno dei suoi migliori lavori di quel momento, per Chabrol gli anni '80 furono un periodo in costante declino artistico; basti pensare al fatto che nel solo 1982 licenziò altri due film (Danza macabra e Le affinità elettive), più un corto (M. le maudit), tutti per la televisione, per capire quanto il regista si affannasse nel lavoro e quanto poco probabilmente fosse interessato a lasciare un'impronta personale nelle sue opere. Curioso infatti constatare anche la variegata origine letteraria delle pellicole di questo periodo: se nei prodotti televisivi il regista attingeva da Goethe e Strindberg, qui la fonte è un libro di Simenon (sceneggiatura di Chabrol). Peraltro l'atmosfera del giallo di provincia permarrà nei seguenti Una morte di troppo (1984) e L'ispettore Lavardin (1986), tratti da altrettanti romanzi di Dominique Roulet. L'attrazione principale de I fantasmi del cappellaio sono senz'altro i nomi dei due protagonisti: il duetto Michel Serrault-Charles Aznavour è assolutamente godibile, ma fra i limiti della pellicola vanno annoverati una lunghezza eccessiva (due ore di durata, il ritmo della narrazione è altalenante) e una connotazione psicologica forse più leggera del solito per dei personaggi chabroliani (e di Simenon, oltrettutto). Alle musiche c'è un esordiente (per il cinema: aveva infatti già lavorato per la tv, sempre con il medesimo regista): un giovane di belle speranze che accompagnerà per tutto il resto della carriera Claude Chabrol: si tratta di Matthieu Chabrol. 5,5/10.
Due sarti abitano uno di fronte all'altro. Uno dei due ha una moglie paralizzata che nessuno vede uscire di casa da molto tempo. Nel paese prende il via una strana catena di delitti.
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