Regia di Claude Chabrol vedi scheda film
Chabrol mi piace poco e questo film non fa eccezione, anche se si trattava di mettere in scena un romanzo di Simenon che, apparentemente, si addiceva parecchio alle corde del regista francese. Stilisticamente, mi sembra, siamo dalle parti del "Tagliagole", ma con una vena meno misteriosa e, se possibile, ancora più cupa. Laddove "Il tagliagole" dava adito al dubbio del "giallo", qui ci si rassegna subito a sapere come sono andate le cose, ma non solo: l'unica persona che scopre in anticipo la verità e potrebbe salvare qualche vita umana non denuncia l'assassino e si porta il segreto nella tomba. Per di più, nessuno, nella piovosa cittadina di provincia, sembra realmente sconvolto dalla catena di omicidi di un assassino seriale. E' qui, nella descrizione di una sonnolenta provincia borghese, che Chabrol sa dare il meglio di sé stesso, anche grazie ad un gruppetto di eccellenti attori capeggiati dall'ottimo Michel Serrault. In fondo, come sentenzia il giornalista del posto (l'unico osservatore attento delle vicende criminali), l'unica persona interessata a quelle povere vittime è soltanto l'assassino.
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