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Il Caimano

Regia di Nanni Moretti vedi scheda film

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La recensione su Il Caimano

di AIDES
4 stelle

Il Caimano è esattamente il film che ci si può aspettare in Italia sul nostro tempo (e viceversa), e ciò è un film debole, che non riesce a risolvere la sua ambiguità di operazione non si sa se politica, etica o estetica, senza una chiara identità di base. La domanda chiave, quella posta in rilievo nell’opera: “a che serve fare un film su Berlusconi se la gente sa già tutto?”, non trova, in bocca e in mano a Moretti, adeguata risposta. Diciamo che il cinema, come l’arte, potrebbe “servire” non ad informare, ma a sconvolgere, dato che in genere l’individuo “sa” dei problemi, ma non si da alcuna pena della loro esistenza. Il Caimano, proprio sotto tale aspetto, si presenta come un’opera non riuscita, inquietante ma incapace di “marchiare” e smuovere lo spirito dello spettatore, un’opera eclettica che mescola vari piani narrativi, diverse sfaccettature dello stesso problema, impronte stilistiche, nuclei tematici, per un corpus complesso il cui difetto non è la disomogeneità, ma la scarsa efficacia delle sue parti, la modestia di ogni singolo tassello che compone un mosaico interessante più nei propositi che nell’esito. Se il discorso metacinematografico giunge in porto, meno convincenti risultano il ritratto di un dramma familiare, la denuncia politica mirata e quella della degradazione civile. In realtà Il Caimano non riesce ad essere né un film su Berlusconi né sull’Italia e gli italiani, ma uno scenario instabile, incerto, dalle condensazioni quasi oniriche, a tratti abbastanza incisivo, sull’impotenza e l’immobilità di buona parte della nostra attuale condizione di vita pubblica e privata, che fornisce tuttavia, in alcuni momenti, la giusta dimensione della superficialità, indifferenza e volgarità dominanti. Ma ciò non basta a far risaltare in modo doveroso il film nel panorama del cinema e dello spettacolo attuali, appiattito sulle forme della fiction e della commedia anemica e ripetitiva.
Le metafore appaiono piuttosto modeste (tranne che quelle relative a pezzi di Parlamento o di vita privata del Caimano resi come inutili e piatte scenografie da spettacolo), alcune scene sono da livello televisivo (i sorpassetti in macchina, alcuni momenti privati della famiglia, le solite partitelle di calcetto e simili ecc…), la regia di Moretti - anche nel tanto lodato finale in cui non dice cose che già si sappiano e non le dice certo in modo originale - non ha idee di spicco, ma le solite idee, i dialoghi non sono memorabili e si modellano su quanto l’attualità rimastica quotidianamente. Solo il volto di Silvio Orlando reca i segni della violenza, e il suo corpo quasi deformato dalla nevrosi e dalle frustrazioni quotidiane tradisce, unicamente nella sua sfera d’azione ed espressione, quei pochi aspetti comici, farseschi, e nel contempo tragici, sull’orlo della distruzione, che il film avrebbe potuto avere e che invece non ha.
L’Italia della solita anarchia congenita storico-antropologica non sforna più come un tempo, nel tempo, i prodotti geniali e inarrivabili della sua sregolatezza. Attualmente, nel pieno della deriva suicida della sua era porno-democratica, non riesce, soprattutto al cinema, a colpire con un’opera forte, potente, davvero sentita, la massa degli spettatori assuefatti alla loro totale inesistenza. Moretti nel film, sulle note belle e dolenti di un Adamo melodrammatico, afferma, forse non casualmente, di voler fare una commedia. Nonostante ciò che nell’opera si dice sul rapporto cinema-Berlusconi, non so quanto questo film sia davvero suo, una necessità. Manca di libertà, leggerezza, impeto.

Per concludere, il motivo di un giudizio severo su Il Caimano è legato soprattutto alla presa d’atto che, oggi, un’opera contro o è un diamante d’eresia pura e tagliente, di violenza accecante e fuori dagli schemi, o altrimenti, invece di scalfire non fa altro che alimentare la pancia pattumiera dello spettacolo che tutto digerisce e ricicla, soprattutto le voci ancora fuori dal coro. Il signor Berlusconi ne sa qualcosa, come ora, a furia di critiche boomerang, tutta l’Italia se ne accorge pur continuando a martirizzarlo. Per me, questo, come il novantaquattro virgola nove per cento della produzione attuale, è cinema borghese. Dunque sterile.

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