Regia di Nanni Moretti vedi scheda film
Visto con gli occhi di un diciottenne, nel lontano 2008, due anni dopo la sua uscita, Il Caimano era, insieme a Viva Zapatero della Guzzanti, uno dei film più direttamente significativi per una critica alla politica di Berlusconi. Tuttavia sin dalla prima visione il film sembra fatto per deludere le "tifoserie". E forse questo è proprio il maggior merito del film. Come dice lo stesso Nanni Moretti in una sorta di ruolo di se stesso, che viene infatti ingaggiato per interpretare Berlusconi, il rischio di fare un film macchiettistico/comico sul leader politico sarebbe stato altissimo. Erano gli anni in cui in TV la satira sul premier era basata su tacchi alle scarpe, lifting e trapianti di capelli. Moretti cerca quindi di far convergere due strade, quella più documentaristica, attraverso la lettura della sceneggiatura in cui si evidenziano le anomalie sulla provenienza delle ricchezze del Cavaliere, l'evoluzione del suo fragoroso percorso imprenditoriale che però si accompagna sempre ad una maggior vicinanza al malaffare, fino alla necessità di entrare in politica per salvare le proprie aziende e quella di analisi contemporanea; vediamo infatti la società dei primi anni 2000 che, secondo lo sguardo del regista nonché del protagonista interpretato da Silvio Orlando, è ormai incrinata, stanca priva di opportunità. Ma sarebbe questa l'Italia berlusconiana? o meglio si possono imputare solo a lui delle dinamiche più complesse e una crisi di valore che (col senno di poi) ci trasciniamo ancora adesso? Certo, si è visto che Berlusconi ha dato certamente una spinta verso una dimensione più prosaica della politica, quando il produttore polacco parla della "vostra Italietta" nel 2006 era senz'altro un sentimento estremamente sentito con le "uscite" dell'allora premier che imbarazzavano il paese (nel film si vede quasi integralmente l'imbarazzante sequenza al Parlamento Europeo con il socialista Schulz), altrettanto ingiustificabili erano il conflitto di interessi e una situazione giudiziaria che ha costantemente bloccato il dibattito politico; indubbia anche la responsabilità di Berlusconi nella direzione dell'informazione di allora, erano ancora freschi gli anni dell'Editto Bulgaro e aggiungiamo anche che erano anni e anni di trash televisivo (si vede in una sequenza del film l'entusiasmo di Berlusconi con l'inaugurazione di una delle sue reti televisive, a base di colori sgargianti e ballerine seminude).
Nonostante ciò appare difficile non constatare che la politica, anche post berlusconiana, già da anni in cui il Cavaliere era ormai ridotto ad una presenza quasi "statuaria", non si è certo scrollata di dosso delle anomalie delle quali è forse riduttivo addossare la responsabilità ad una sola figura. Inoltre, concentrandosi più sull'evoluzione del film, la narrazione problematica della coppia (Orlando-Buy) con i piccoli drammi familiari, e qualche scivolone (il senso di stupore del protagonista nello scoprire che la giovane regista è lesbica ed ha una figlia). Inquietante l'epilogo che vede una sollevazione popolare, incitata proprio dal Caimano, forte del consenso popolare, per delegittimare i giudici che lo hanno appena condannato. Anche in questo caso, forse è stato proprio quel forte antagonismo con la politica a dare un consenso alla magistratura quale baluardo di legalità verso lo strapotere della casta.
Assolutamente divertenti, invece, le citazioni cinematograifche trash e i siparietti iniziali con il bravissimo Giuliano Montaldo, malinconica altresì la narrazione che fa Orlando delle glorie passate del suo lavoro di produttore.
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