Regia di Bernhard Wicki vedi scheda film
E' probabilmente uno dei più forti e crudi film antimiliraristi, ed è stato troppo presto dimenticato. Dall'altro canto, non è per nulla didascalico o ideologico, tentazione a cui avrebbero ceduto molti film italiani e americani degli anni '70. Più che il nazismo in sé - che comunque non viene affatto blandito - il film critica la guerra in quanto tale e la logica militare. In particolare, il bersaglio è un distorto senso dell'eroismo e l'obbedienza cieca, completamente priva di buon senso. Quest'ultima più un estremo schematismo mentale e una rigida e acritica applicazione dei regolamenti causano molte inutili tragedie di guerra. Il condimento di tutto ciò è l'odio al nemico e un assurdo concetto di onore, che i superiori di quei sedicenni mandati allo sbaraglio avevano instillato in loro.
E' una pellicola basata su un romanzo che racconta una storia vera, autobiografica. Infatti è una vicenda da un lato assurda per la sua tragicità, dall'altro purtroppo perfettamente verosimile. La parte finale del film è un lungo ma ben condotto combattimento, con alcune scene molto incisive (come quella dell'uomo investito dalla fiammata all'indietro del bazooka). Certamente è un film duro, che fa a tratti contrarre lo stomaco, ma bisogna ammettere anche la guerra è così come viene mostrata.
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