Regia di Bernhard Wicki vedi scheda film
Ormai ne abbiamo viste di tutti i colori, anche al cinema, ed è sempre più difficile dire allo spettatore qualcosa di nuovo: per questo, visto oggi, Il ponte di Bernhard Wicki può fare un'impressione relativa, ma bisogna pensarlo nel 1959, quando uscì. Da un certo punto di vista, questo film potrebbe rappresentare l'ideale continuazione, anzi la trasposizione, di All'ovest niente di nuovo al tempo della Seconda Guerra Mondiale. Qui, a dire il vero, il professore di scuola è tutt'altro che un esaltato e cerca di buttare acqua sui bollenti spiriti dei suoi giovani studenti. Ma questi sono ormai imbevuti di retorica bellica e nazionalista ed attendono con impazienza la loro chiamata, prima che la guerra sia finita. Oltre che l'inutilità della guerra, Wicki è bravissimo a rappresentare questo stato d'animo contraddittorio, filosoficamente assurdo, per cui si vuole combattere a tutti i costi, senza sapere quanto è brutta e fottuta la paura di morire e di veder morire i propri amici. Il regista sa anche raccontare gli effetti perniciosi dell'indottrinamento fanatico degli adolescenti (se ne vedono ancora oggi gli effetti con i kamikaze del fondamentalismo islamico), capaci, quasi da soli, di pilotare il destino che sembrava incanalato verso un'altra direzione. Così, alla fine, nonostante le raccomandazioni delle mamme, l'interessamento dell'insegnante, l'indulgenza dei superiori, quei ragazzotti andranno incontro ad una morte assurda ed inutile - anzi: strategicamente controproducente - e si salverà, casualmente, soltanto uno di loro (interpretato da un giovanissimo Fritz Wepper (futuro Harry Klein nella serie dell'ispettore Derrick).
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