Regia di Jack Clayton vedi scheda film
Ispirato al celebre capolavoro di Francis Scott Fitzgerald,una delle trasposizioni più riuscite.
Gatsby, il mitico Robert Redford, è un giovane povero, ma di belle speranze,frequenta Daisy donna fatua ,viziata e vanesia,appartenente alla "buona società"ma che sembra corrispondere al suo sentimento.Quando scoppia la guerra però,Gatsby è costretto a lasciare l'amata, per andare al fronte,ritorna dopo 5 anni, divenuto finalmente ricchissimo e potente,un avventuriero e uomo d'affari poco chiari,di lui si vocifera molto, ma si sa poco,forse è un gangster potente,sostiene di aver frequentato Oxford ma nessuno lo sa con certezza. Quando scopre che la sua vecchia fiamma,che lui giammai ha dimenticato, si è sposata con il miglior partito della città,un uomo cinico e fedigrafo,acquista una splendida villa su una baia proprio di fronte alla casa di Daisy,a Long Island,dove organizza faraoniche e stravaganti feste, sgargianti e sontuose a cui sono tutti invitati,con la speranza di poterla ivi incontrare e poter riallacciare la vecchia relazione.La situazione sembra prendere per lui la giusta piega, quando finalmente conosce il di lei cugino,Nick ,piccolo broker di Wall Street,che ne diventa vicino di casa e poi suo sincero amico, forse l'unico e grazie al quale riuscirà a riprendere i contatti con Daisy, illudendosi di poter ricomporre il passato.La sinossi si ferma qui ovviamente, onde evitare sgradevoli spoiler.
Il grande Gatsby è uno dei romanzi più conosciuti ed amati del ‘900. Il suo autore, Francis Scott Fitzgerald,era un vero e proprio esperto della materia narrata, nel 1974 Jack Clayton realizzò questa terza trasposizione,più recentemente Luhrmann ne ha fatto un'altra versione per cosi dire più apparisciente ,pirotecnica e caleidoscopica,con Leonardo Di caprio protagonista
Il film rispecchia abbastanza fedelemente le pagine del romanzo.Attraverso la voce narrante di Nick,racconta con brillante minuziosità una delle epoche d’oro americane, prima della grande depressione e della crisi del ’29,i ruggenti anni venti e ne ritrae la sontuosa epoca, una opulenta evocazione dell'era del jazz in cui l'atmosfera era calda e lo champagne freddo scorreva a fiumi,impreziosita con la presenza di affascinanti ed esigenti donne dalle esistenze frivole, all'insegna dell'avere tutto e subito, anni in cui la spensieratezza e lo sfarzo, stavano per lasciare il posto a tempi difficili. Il grande Gatsby era in linea con il periodo in cui la potenza creativa di Hollywood, raggiungeva la sua apoteosi.
Clayton usa una regia composta, costruita con una tecnica abilmente elegante e mette in scena un dramma che forse potrebbe sembrare un po’ datato, ma che restituisce a fondo, le piacevoli impressioni che scaturiscono dalla lettura del mitico romanzo di Francis Scott Fitzgerald.
Numerosi e importanti i temi affrontati nell'opera.La colpevole frivolezza, Daisy ne è il perfetto prototipo, il suo reale interesse e obiettivo è solo la mondanità spensierata, fatta di lustrini e paillettes, senza niente sotto,poi l'incomunicabilità,nessuno riesce a parlare veramente, alle lussuose feste di Gatsby, che sono invece solo futili incontri tra gente,che non si conosce neanche di nome e soprattutto la solitudine quella di Gasby, che anche se circondato da faccendieri, o da personale efficiente o da ospiti compiacenti, è comunque sempre solo, come la conclusione certificherà senza ombra di dubbio.
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