Regia di Jack Clayton vedi scheda film
Jay Gatsby - un tempo povero e ora ricco anche se forse attraverso metodi non proprio ortodossi - ha un sogno nel cuore: riconquistare Daisy, la donna che amò disperatamente quando era giovane e che rinunciò a lui proprio perché, ricca, non avrebbe potuto sposare un uomo che ai tempi non aveva un soldo. Per strapparla via dal marito smargiasso e borioso Gatsby è disposto a tutto, anche ad organizzare delle feste monumentali - che a lui nemmeno piacciono - solo per fare colpo sull'amata. Ma le catene che legano la donna al presente non sono facili da spezzare.
Tratto dal capolavoro di Francis Scott Fitzgerald, ormai viene spontaneo paragonare questa rappresentazione del 1974 - sceneggiata nientemeno che da Francis Ford Coppola e diretta da Jack Clayton - con il recente film di Baz Luhrmann del 2013. Diciamo subito che il risultato sembra migliore, non solo per l'interpretazione degli attori (Robert Redford è più credibile come Gatsby rispetto a Leonardo Di Caprio mentre Mia Farrow nel ruolo di Daisy offre una delle sue interpretazioni migliori) ma anche per quanto riguarda la capacità di restituire tutti i significati dell'opera di Fitzgerald. In questo film emerge chiaramente la stupidità delle classi ricche (Daisy per prima non ha le idee molto chiare) e il dramma di quelle povere, l'inutilità del sogno di Gatzby, incapace di rassegnarsi all'evidenza. E soprattutto il significato ultimo dell'opera di Francis Scott: non si può rivivere il proprio passato - in nessun modo, in nessun caso - e tentarci è un romantico delitto. Il tutto con un tono dimesso, meno ridondante, più efficace dell'esperimento pop di Baz Luhrmann.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta