Regia di Jack Clayton vedi scheda film
Fedele all’inverosimile è questo film, al libro di Fitzgerald, nel raccontare con disgusto l’apatia borghese attraverso lussi, vizi e vezzi di nobili arricchiti da avi con la puzza sotto il naso che incapaci, sarebbero stati, di (soprav)vivere alla miseria senza la nobiltà d’animo che mai hanno posseduto. Jack Clayton dirige una sceneggiatura perfetta, tratta dalla testa e dalla mano di un sempre grande Francis Ford Coppola che disegna accuratamente i tratti caratteristici dei personaggi dello scrittore americano. Colpiscono i modi irritanti, di superiorità illecita, di Tom Buchanan a cui si adegua precisamente l’interprete Bruce Dern, bravissimo quanto Sam Waterston che sembra inarrivabile nelle fattezze di Nick Carraway, l’amico piuttosto sincero di Jay Gatsby, quel Robert Redford magro e piccoletto, che pare sottomesso all’imponente figura di Tom e dello stesso Dern tanto da “scomparire” nelle scene divise con il collega.
Redford ha un’espressione che resta immutata rendendo univoche le sue emozioni che sembrano convogliare nell’oblio dell’infelicità latente che affolla la vita di Gatsby, dove il tutto sa del nulla che avvolge gli sfarzi eccessivi, ma non troppo, che campeggiano intorno alle esistenze, vuote e languide, dei tempi che anticiparono l’America sognante. Quell’alone misterioso che circonda Jay per la prima mezz’ora di film, si dissolve nel momento in cui si gira, per la prima volta, verso Nick e svanisce totalmente nell’incontro con la bellissima Daisy, arricchita da una splendida Mia Farrow che con il suo disarmante vuoto di passione e compassione riesce ad essere Daisy più di quanto lo stesso Fitzgerald abbia mai potuto pensare, contrastando nettamente con quella illusione disillusa, accentuata da Redford, che intacca quella speranza romantica che solo Nick nota ma che in realtà manca come manca l’irrequietezza con cui l’autore caratterizza il personaggio nel suo libro.
Nell’attesa ormai febbrile che ci separa dalla messa in sala del “moderno” rifacimento per mano di Baz Luhrmann, che già dai trailer promette meglio del trascurato film del 1974, ci affidiamo alle coincidenze, piccole ma curiose: mentre Daisy e Jay si baciano a bordo piscina, sullo sfondo della stessa campeggia lo zodiaco e quando la macchina da presa si avvicina ai volti, lascia solo un segno nell’inquadratura, quello dello scorpione che altro non è se non il segno zodiacale sotto il quale nasceva, nell’anno d’uscita di questo comunque buon film, Leo DiCaprio, colui che quasi sicuramente riscatterà Gatsby rendendolo davvero Grande.
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