Regia di Memè Perlini vedi scheda film
Vittorio, autore televisivo. ha un sogno: intervistare l'inarrivabile Pola Mareschi, attrice di teatro ritiratasi da anni a vita privata. La donna gestisce una sorta di piccola pensione in cui accoglie solamente attori; ecco l'idea fulminante di Vittorio: mandare sua moglie Lidia sotto mentite spoglie a chiedere una stanza in casa Mareschi, di modo da avvicinare la diva e carpire qualche sua preziosissima dichiarazione. Lidia accetta, ma ignora che, una volta entrata in quella casa, incontrerà una serie di personaggi sopra le righe che sconvolgeranno la sua esistenza.
Memé Perlini, maggiormente noto come interprete, ha anche diretto una manciata di titoli a partire da Grand hotel Des Palmes (tratto da Sciascia) nel 1978, girato per la televisione. Questa Cartoline italiane è la sua opera seconda ed è stato realizzato invece per la sala cinematografica, pur con il contributo della Rai. Le idee sono ambiziose, tutto il lavoro gira attorno a un solo concetto, ma pregno di riflessioni e conseguenze: la vita è teatro, il teatro è vita; la messa in scena è scarna, ma ben assestata rispetto alla storia e la cura con cui è stato effettuato il casting premia il risultato finale: fra gli attori compaiono infatti Genevieve Page, Lindsay Kemp (maestro di Perlini), Cristiana Borghi, Rosa Fumetto, David Brandon e Antonello Fassari. Limite tipico di questa tipologia di pellicole, a cui non si sfugge neppure stavolta: la preponderanza dei dialoghi sull'azione. È meraviglioso fare un film perché si ha qualcosa da dire, ma in un film dev'esserci anche altrettanto da vedere: altrimenti lo sbadiglio è sempre dietro l'angolo. Nessun credito compare sui titoli di testa per quanto riguarda la sceneggiatura, mentre sulle locandine del lavoro viene specificato che il soggetto è firmato dal regista e da Antonello Aglioti. Si sorride, ci si commuove, c'è qualche colpo di scena – pur non particolarmente arguto o imprevedibile: buono l'impianto di partenza, ma dopo un po' la trama perde di intensità e la visione si fa meno interessante. 5/10.
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