Regia di Giulio Base vedi scheda film
Siamo in un paesino del centro Italia, è l'inizio del ventesimo secolo. Due famiglie di umili contadini vedono consumarsi una tragedia: il figlio ormai adulto dei Serenelli accoltella, dopo un tentativo di stupro, la piccola Maria Goretti, neppure dodicenne. Morendo, la bambina perdona il suo assassino.
A cent'anni dalla sua morte (1902), ma con un filo di ritardo – il film va in onda a febbraio 2003, la Rai celebra la figura di Santa Maria Goretti. Il metodo è quello noto: una fiction dai toni banalizzanti, confezionata con la debita approssimazione e scritta in modo da poter essere compresa da letteralmente chiunque; dialoghi più che semplici, situazioni didascaliche, personaggi dal carattere monodimensionale. Questo è Maria Goretti, un film diretto da Giulio Base e sceneggiato da Francesco Contaldo, che per cento minuti intrattiene (blandamente invero) raccontando le vicende mortali della Santa. Il cast vede al centro due giovani interpreti dal discreto impatto sullo schermo, che proseguiranno la carriera nel cinema e nelle fiction tv tra alti e bassi (Martina Pinto e Fabrizio Bucci); attorno a loro i nomi di maggiore richiamo sono quelli di Luisa Ranieri, Flavio Insinna, Claudia Koll, Massimo Bonetti, Marco Messeri e dello stesso Base in una particina. Il ritmo non è la componente principale di una produzione di tale stampo, ma qui forse si esagera nel tenerlo basso: lo sbadiglio è pressoché garantito; Base tornerà alla fiction religiosa un paio di anni più tardi, con San Pietro (2005). Il tentativo di illustrare la tragica ed esemplare storia di Maria Goretti era già stato effettuato nel 1949 da Augusto Genina con il suo Cielo sulla palude: risultato (certo migliore di questo, ma comunque) deludente anche in quel caso. 2,5/10.
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