Regia di John Sturges vedi scheda film
Un classico (per non dire un capolavoro) del cinema di genere, anzi ... d'evasione! Un progetto colossale come quello del suo soggetto, premiato da un meritato successo commerciale. Tarantino lo annovera tra i suoi 10 film preferiti, eppure quando la critica ricorda John Struges dimentica subito che c'erano personaggi come Wilder, Lubitsch, Hawks che teorizzavano la "regia invisibile" e lo etichettano come direttore privo d'un suo stile. Invece il suo cinema è il non-plus-ultra del gioco di squadra ... a proposito, in quest'opera vedrete più stelle di quante ne abbia la via lattea ... Le emozioni e i sorrisi non mancano ma senza sorvolare sulla tragedia di fondo, eppure lo spettacolo non manca mai: non dimenticatevi che stiamo parlando di un film dell'inizio degli anni '60, ambientato in un luogo circoscritto come un carcere nazista e della durata non indifferente di 3 ore! L'ausilio maggiore viene da una sceneggiatura assai ingegnosa, ben orchestrata dal suo regista, forte del successo de I MAGNIFICI SETTE. Forse l'ultima mezz'ora può sembrare un pò sfilacciata ma non mi meraviglierei nello scoprire che fu una scelta voluta - come ne IL PONTE SUL FIUME KWAI - per sottolineare che la guerra si conclude inesorabilmente in caos, distruzione ed infamità. In certi casi è meglio la battaglia o ... la fuga. McQueen, con la sua moto o coi suoi perenni 20 giorni d'isolamento, divenne immediatamente leggenda. Nulla da invidiare al postumo siegeliano FUGA DA ALCATRAZ o a quello houstoniano (FUGA PER LA VITTORIA) che paradossalmente, vista l'amara concezione sul destino dei loro registi, si risolsero con esiti narrativi più ottimisti: Sturges contagiò anche loro?
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