Regia di Lawrence Kasdan vedi scheda film
Hippies o yuppies? L’ultimo dei settanta o il primo degli ottanta? Le contraddizioni sociali del grande paese nelle vicende personali di un gruppo di amici. Sesso droga e rock and roll da modo di affrontare la vita diventano gli strumenti per renderla meno amara. Quando si guarda con nostalgia al passato, vuol dire che il mondo è cambiato, noi siamo diventati vecchi senza essere riusciti a migliorarlo, oppure siamo diventati peggiori insieme ad esso. È impossibile restare uguali in un ambiente cinico, opportunista, rampante ed edonista. La morte di un amico può essere l’occasione per rivivere certe emozioni per un weekend almeno, per misurare il proprio fallimento con quello degli altri, incapaci di dare la giusta importanza ai propri successi. Quando niente viene preso sul serio e tutto viene risolto con una battuta sei costretto a crearti un rifugio nel quale sfogare la tua retorica brillante. Il film resterà un modello citatissimo e insuperato di un privato che si apre moderatamente al pubblico, di un gruppo ristretto che si illude di essere un circolo chiuso e perfetto. Film di parola e di amicizia, qualità e reale, una generazione che ci credeva avendo a disposizione un immaginario di dischi, libri e film straordinari, i loro figli e nipoti preferiranno nell’amicizia e nell’immaginario la quantità e il virtuale. Il Grande Freddo ti avvolge nella sua colonna sonora e nei suoi dialoghi caldi e perfetti, senza mai darti l’impressione di essere un film furbo o ipocrita, semmai incapace di accettare la scomparsa di un pezzo della propria esclusiva tribù, così come appare l’incapacità di rifiutare il reaganismo che è arrivato per continuare a vivere appieno il sogno del paese dei diritti civili e della felicità costituzionale.
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