Regia di Pasquale Squitieri vedi scheda film
C'è da dire che, per essere un fiero cineasta di destra, Squitieri tenta di gettare il proprio sguardo sulle ideologie estremosinistroidi con discrezione e senza cadere nelle facili trappole della retorica, della parodia o dell'iperbole (che è una cosa non sempre riuscita, nei confronti delle ideologie destroidi, ai cineasti di sinistra). La polemica sull'azione come anticamera del terrorismo è talmente all'acqua di rose che, seriamente, non può impensierire nessuno. Ma il nodo (problema) centrale è nella sceneggiatura, scritta con Nanni Balestrini (da un suo romanzo) e Italo Moscati, così eccessivamente schematica e riduttiva, forse proprio a causa di questa desumibile volontà di 'non affondare il colpo'; esempio palese di tale atteggiamento è il continuo riferimento a un certo 'professore' detenuto, specie di piccolo boss della galera, ovvia rappresentazione sulla pellicola di Toni Negri. Alcuni momenti sono comunque riusciti (la rivolta carceraria), Squitieri non è affatto uno sprovveduto; altri però appaiono realmente scadenti e probabilmente più per i limiti degli interpreti (i professionisti sono pochissimi nel cast) che della regia. Gli attori più noti sono (il bravo) Victor Cavallo e Paola Rinaldi: tanto basti a comprendere il livello medio; la colonna sonora disperatamente anni '80 di Renato Serio, a base di tastierone e sassofoni, è di uno stucchevole tono melodrammatico che per nulla si confà alla materia trattata. A Venezia - sorprendentemente - Gli invisibili vince il New cinema award. 3/10.
Un ragazzo frequenta un centro sociale di estrema sinistra e, senza prendere parte ad azioni cruente, si ritrova arrestato e carcerato. Conosce la dura vita della galera, le influenze dei galeotti più importanti e si ritrova nel mezzo di una feroce rivolta carceraria.
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