Regia di Pasquale Squitieri vedi scheda film
Ispirato da un romanzo di Nanni Balestrini, e forse da un sentimento di (quasi) compassione con chi ha creduto fortemente nelle proprie idee, Squitieri realizza questo film, che resta uno dei suoi peggiori. Qui anche il suo buon mestiere si annulla in un insieme di scene verbose, fotografate con sciattezza, sottofondate da una musica insopportabilmente e incongruamente anni Ottanta (salvo un paio di pezzi, bellissimi, della PFM) e, quel che più conta, poco credibili, come il dibattito nella radio del "movimento". Le situazioni raccontate del film sono sicuramente credibili - e Nanni Balestrini le conosceva bene - ma Squitieri, regista di destra, sembra dimenticarsi che sta girando un film, e quindi dà vita a un mattone noioso come un vecchio dibattito interno a una sezione del PCI. E tutto questo per raccontarci come sono andati a finire coloro che volevano abbattere - con le armi o senza lo Stato: chi si è annientato nella droga, chi si è iscritto al PCI e chi si è suicidato in carcere, dopo avere subito la repressione poliziesca. Ma queste cose ce le aveva già dette, con molta maggiore efficacia spettacolare e con un certo senso dell'ironia (che qui non avrebbe guastato) l'esordiente Marco Tullio Giordana con "Maledetti vi amerò" del 1980. Alla cattiva riuscita degli "Invisibili" contribuisce un insieme di attori cani quale raramente si era visto radunato in un film solo (l'Igor Zalewsky che "interpreta" Apache non è che l'ineffabile conte Igor Marini, supertestimone del caso Telekom Serbia).
Non so se abbia recitato peggio qui o come supertestimone della Commissione Parlamentare sul caso Telekom Serbia.
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