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Razza selvaggia

Regia di Pasquale Squitieri vedi scheda film

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Ted_Bundy1979

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La recensione su Razza selvaggia

di Ted_Bundy1979
6 stelle

"Le opinioni sono come le palle. Ognuno ha le sue"

 

Harry Calla"g"han/Clint Eastwood

 

Tra i migliori film di Squitieri, in un periodo nel quale offriva pellicole dure e solide come "L'Arma" e "Corleone", sempre più o meno detratto e travisato per i soliti motivi, spesso ideologico-contenutistici.

"Razza selvaggia" è una riuscita rx della Torino del 1980, nell'anno record di attacchi e attentati delle BR e di PL in Piemonte, ben descritto dalla vita in fabbrica alla catena di montaggio del bravo Saverio Marconi, che assiste da testimone alla gambizzazione di un troppo zelante caporeparto.

Marconi troppo buono e bravo ragazzo immigrato dal sud, tanto che la sorella Imma Piro glielo rinfaccerà nel finale:-"Tu che vuoi sempre aiutare tutti, ma a te chi ti aiuta mai?!", altro che dedito a scorribande tra sesso, sangue, droga e violenza come descritto da qualcuno. Ma nemmeno per sbaglio. 

Non è che il film sia del tutto esente da difetti, alcuni sviluppi della trama sono forse troppo "tremendistici" come nello stile di Squitieri, e repentino/esagerati, ma quale ritratto dell'immigrazione dal sud nel freddo e plumbeo nord(girato in inverno e splendidamente reso nel suo cupo grigiore da uno dei migliori ddf del cinema italiano di quel periodo, Giulio Albonico), e della vita dei trapiantati meridionali a immigrazione pienamente compiuta essendo a fine anni '70(lo stesso protagonista dice al boss Angelo Infanti di non avere mai visto le bellezze della sua Campania che egli decanta per conoscenza ma anche nostalgia, Ischia, Ponza, la costa amalfitana, nè il mare, poichè è immigrato al nord con la famiglia a 6 anni, cioè essendo del 1956, nel 1962 della piena immigrazione anni '60), è come altri e precedenti suoi film, un'opera di valore.

Molto bello e che rimane ben impresso nella mente dello spettatore, il finale utopistico al caldo e al sole della costa e del mare del sud (in contrasto con l'opprimente freddo grigiore degli esterni per tutto il film)campano, con il protagonista che vi fa ritorno deluso e amareggiato dagli eventi, e da come il nord ha cambiato in peggio tutto il suo mondo e i suoi parenti, la sorella e la nipote, bello il sud, il mare, i colori ocra e impastati...Le case abusive e non finite, i muri sbrecciati, torme di ragazzini vocianti per le strade. Tornare, ma per fare che?

Indimenticabile proprio perché sottolineato dallo splendido tema del Tullio De Piscopo Ensemble, di percussioni aggressive e angosciose come ne "L'Arma", perfette pure lì, qui accompagnate anche da una traccia melodica e malinconica, perfetta, che coglie appieno la vicenda e i personaggi, molto amari, del film.

Sbaglia quindi chi scrive che non sono adatte per il loro tono allegro e scanzonato, ma dove quando. Forse il tema danzereccio al locale torinese di Umberto/Stefano Madia. Per forza, è un locale notturno dove si balla. E poi al matrimonio con Angelo Infanti. Per forza, sono le canzoni tradizionali ad un matrimonio, mica un funerale.

 

 

Ted_Bundy1979

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