Regia di Ishirô Honda vedi scheda film
Contaminazione di generi,come la creatura ibrida che ne è protagonista,il film di H è percorso da una tragica tensione di morte e distruzione quale replica delle devastazioni belliche in tempo di pace, ma anche oscura maledizione ancestrale per la protervia espansionistica del periodo Showa che si abbatte sul divino impero insulare del sol levante.
A seguito dei numerosi attacchi subiti da imbarcazioni civili al largo delle coste orientali del Giappone, una spedizione incaricata di indagare sul mistero scoprirà la presenza di una terrificante e gigantesca creatura preistorica risvegliata dagli esperimenti nucleari nel Pacifico. Ribattezzata Gojira, dal nome attribuitogli dal folklore locale, il mostro non tarderà ad avvicinarsi alla capitale Tokyo ed a scatenare morte e distruzione. Mentre l'anziano paleontologo Yamane vorrebbe studiarla, il giovane e ambizioso biologo Serizawa sembra avere scoperto un'arma micidiale in grado di neutralizzare la terribile minaccia.
Lucertoloni, bomba-H e maledizioni del periodo Showa
Già secondo di Kurosawa in Cane Randagio (1949) e con il quale tornerà a collaborare negli anni '80, il navigato Honda Ishiro era passato alla Toho nel 1951, diventando ben presto un autore di punta del cosidetto kaiju eiga (film di mostri), concretizzando per ben due volte un vecchio progetto legato al celeberrimo incidente della Daigo Fukuryu Maru del 1 Marzo 1954 (marinai giapponesi contaminati dal fallout delle esplosioni controllate a Bikini), in cui gli effetti mutageni dei test nucleari americani del Pacifico portavano alla liquefazione dell'intero equipaggio di pescatori esposti alle radiazioni (un sottogenere sul danno radioattivo e sulle contaminazioni del corpo come La bella e gli uomini liquidi - 1958), laddove nell'incipit del precedente Gojira, i marinai al largo delle coste orientali del Giappome colano a picco insieme alla loro nave in fiamme, preannunciando un misterioso pericolo che non puo' che provenire dal mare. A dargli man forte, oltre ad una produzione lungimirante del boss Tanaka Tomoyuki, anche l'estro artigianale dell'effettista Tsuburaya Eiji, già con all'attivo partecipazioni nei geki eiga propagandistici della Toho di Yamamoto Kajiro (La guerra sui mari dalle Hawaii alla Malesia - 1942), celebre per i modellini poi riproposti anche in Gojira, ed in quello di Abe Yutaka (Cielo in fiamme - 1940), sull'abnegazione dei piloti giapponesi seguiti con piglio quasi documentaristico dall'addestramento nella base alla temerarietà sul campo.
La più costosa tra le produzioni giapponesi fino a quel momento quindi, nasceva sotto gli auspici di un cinema spettacolare e di grande presa sul pubblico, attraversato da quello che il critico Terrence Rafferty definisce "un'immagine delle strane forme dell'ansia nucleare in un'era che sembrava ormai lontana"; insomma i presupposti c'erano tutti: dallo sviluppo di un soggetto che trae spunto da due classici nipponici degli anni '30 andati perduti e ispirati a Kingu Kongu, che Tanaka fa scrivere da Shigeru Kayama nel solco di un prodotto di genere che guardava chiaramente ai modelli americani del cinema d'azione e d'avventure (con tanto di alternanza tra riunioni al vertice , dibattiti pubblici tra militaristi e militanti di estrema sinistra, spedizioni scientifiche, catastrofismo spettacolare; il tutto contornato da una love story che lega i tre protagonisti principali) ad una versione riveduta e corretta dei film sulla bomba degli anni '50 (hibakusha eiga, con l'hibris legato alla crisi etica di uno scienziato sui cui aleggia l'ombra della morte - Testimonianza di un essere umano di Kurosawa è del '55), dalla metafora sulla violenza perpetrata dall'Occidente sul corpo ustionato e martoriato del Giappone (nell'olocausto che pose fine alla guerra prima come nelle contaminazioni del Pacifico poi) a quella più sottile legata alla protervia espansionistica del periodo Showa che si ritorce come una oscura maledizione ancestrale proveniente dal mare e che si abbatte sul divino impero insulare del sol levante. Benchè quindi possa apparire una semplice contaminazione di generi, come la creatura ibrida che ne è protagonista (Tirannosauro, Iguanodonte e Stegosauro, più che un misto tra Gorilla e Balena come suggerirebbe il nome e che è dovuto all'idea definitiva di una produzione che si misurava con problemi tecnici e di budget), riproponendo sulla struttura del film di mostri anche i clichè tipici dello shomingeki (con tanto di padre vedovo e figlia devota ma promessa sposa di due contendenti caratterialmente diversi), il film di Honda è percorso da una tragica tensione di morte e distruzione che non puo' non apparire come una traumatica replica delle devastazioni belliche in tempo di pace; con tanto di coprifuoco, militari in assetto di guerra, attacchi aerei, bambini contaminati dalle radiazioni, sfollati e soprattutto il tessuto urbano di una capitale finalmente moderna e sfavillante di luci che piomba da un giorno all'altro nel caos e nelle devastazioni che solo la guerra sa portare con sè. Altro tema è poi il duplice valore che si attribuisce al progresso scientifico, visto come inevitabile risultante dell'evoluzione umana ma anche vaso di Pandora da cui si possono sprigionare le peggiori iniquità, e che viene rappresentata dall'ambigua figura del dottor Serizawa: una sorta di anti-Oppenheimer dagli occhi a mandorla, ma guercio e melanconico, che ripropone con il suo terrificante (?) Oxigen Destroyer (l'idorgeno dell'acqua pesante l'avevano già utilizzato gli americani!) l'annoso dilemma di una cura omeopatica che può risultare più devastante dello stesso male che vorrebbe debellare.
Capostipite di una serie di epigoni che solo dello stesso soggetto ne avrebbe contato in patria almeno una trentina, sarà destinato dapprima ad una reboot del mostro redivivo (preannunciati dal profetico proclama finale del professor Yamane) quale epico difensore contro altrettanti e ben più distruttivi mostri mutanti dai nomi fantasiosi (Biolante, Mosura, Rodan, etc.) a sottolinearne un residuo valore iconico quale simbolo catartico nei confronti delle paure che ancora sapeva evocare e successivamente da uno sviluppo puramente commerciale del fenomeno che ne avrebbe definitivamente estinto il tragico retroterra storico per rivolgersi ad un target giovanile con produzioni prettamente di cassetta. Diverse ingenuità in fase di scrittura (dello stesso Honda e di Takeo Murata) laddove i mostri giurassici e crostracei precambriani si fanno risalire al più ad un paio di milioni d'anni prima, uno storyboard articolato su cui si sviluppa un film tutto sommato dinamico e soprattutto l'incredibile efficacia di rudimentali effetti visivi (a base di modellini per lo più, visto che la stop-motion era economicamente e tecnicamente impraticabile) e straordinari effetti sonori a base di guanti, resina e corde di contrabbasso che riproducevano il lugubre verso di una grottesca creatura anfibia dalla pestilenziale alitosi radioattiva. Di un paio d'anni più tardi è il rimaneggiamento (20 minuti di taglio e cucito) della Jewell Enterprises che nella versione americana modificò la sceneggiatura, fece integrare delle parti da Terry Morse e sostituire il giornalista giapponese con il solito corrispondente americano nella terra dei ciliegi in fiore interpretato dall'attore canadese Raymond Burr. Il titolo occidentale Godzilla non è una libera traslitterazione americana, ma la pronuncia dell'originale nipponico Gojira, che la stessa Toho impose nella concessione dei diritti internazionali. Non tutti i lucertoloni nucleari vengono per nuocere.
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