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Prova a incastrarmi

Regia di Sidney Lumet vedi scheda film

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Paul Hackett

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La recensione su Prova a incastrarmi

di Paul Hackett
6 stelle

Bizzarro ibrido, tratto da una storia realmente accaduta, tra una commedia, un legal thriller e un gangster-movie (in senso molto lato), "Prova a incastrarmi" è il classico Lumet "minore", un'interessante e (volutamente? Per me si) ambigua rappresentazione del fascino e della seduzione del male, oltre che una satira grottesca del sistema giudiziario americano e una preoccupata denuncia di quanto le giurie e l'opinione pubblica siano facilmente influenzabili dalle imprevedibili trovate di un istrione, simpatico quanto si vuole, ma pur sempre delinquente fino al midollo. Francamente non sono d'accordo con chi ha accusato Lumet di parteggiare per i mafiosi: i ruoli nel film sono chiarissimi (da una parte i mascalzoni, dall'altra la legge e ciascun spettatore dovrebbe avere le capacità cognitive di discernere da solo tra delinquenti e tutori della legge) ma il gioco del regista consiste nell'invertire le parti, nel rappresentare i "cattivi" come dei simpatici guasconi ed i "buoni" come odiosi aguzzini, costringere il pubblico ad immedesimarsi e a parteggiare per i criminali e, in questo modo, ad essere paradossalmente vittime dello stessa fascinazione che permise (nella realtà come nella finzione) ad una giuria popolare di assolvere in maniera imprevedibile dei pericolosi delinquenti. In sostanza, il film di Lumet diventa una sorta di beffarda metafora e paradossale rappresentazione della vicenda narrata e uno degli ultimi graffi di un vecchio leone che non ha mai rinunciato a rivolgere il suo sguardo, lucido e spietato, sulla società americana e la sua pericolosa propensione al male. Al di là dei controversi contenuti, "Prova a incastrarmi" è un film abbastanza godibile, che si lascia vedere volentieri ma che non riesce mai a convincere o a coinvolgere del tutto, complice la troppa carne al fuoco (due anni di processo, tutte le vicende pregresse di decine d'imputati, troppi personaggi e possibili sottotrame per riuscire a condensarle in maniera credibile in meno di due ore di pellicola): alla fine resta la buona (ma niente d'indimenticabile, intendiamoci) prova di un inedito Vin Diesel invecchiato e con il parrucchino, un ottimo contorno di bravi caratteristi e il rimpianto di aver "sprecato" Annabella Sciorra (da sempre una delle mie attrici preferite) in un cameo intensissimo ma troppo breve per non lasciare un pizzico di amaro in bocca. Nell'insieme voto sufficiente.

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