Regia di Sidney Lumet vedi scheda film
Il mio sconcerto nasce dalla concomitanza di due fattori: 1) questo film celebra i valori mafiosi, o almeno guarda loro con indulgenza; 2) lo ha firmato Lumet. Come è possibile che le due cose stiano insieme? a voler essere molto ma molto benevoli lo si può leggere come una satira del sistema giudiziario USA, che assolve una banda di criminali nonostante le prove schiaccianti a carico; resta però il fatto che la fenomenologia umana dei suddetti criminali (l’omertà, il machismo) è osservata con occhio troppo bonario e partecipe, con l’aggiunta di elementi grotteschi (l’avvocato nano, i piccoli soprusi subiti in carcere dal protagonista) che mirano palesemente a suscitare simpatia. Per capirsi: qui NON siamo affatto dalle parti di Una vedova allegra... ma non troppo, dove Demme fa ridere dei mafiosi (peraltro non risparmiando frecciate al FBI) senza che il riso dello spettatore abbia un valore assolutorio nei loro riguardi. A me il personaggio di Vin Diesel dà solo fastidio; e sto dalla parte del pubblico ministero, che nell’unica scena in cui ci si possa esaltare reagisce con rabbia al commento di un giurato sul principale imputato (“però è carino”) chiedendosi “cosa ha in testa questa gente”. A un livello puramente tecnico, comunque, il meccanismo del film giudiziario, sia pure in modo stravolto, funziona; anche se il “lieto” fine, con i mafiosi liberati e Diesel riconciliato con la moglie, è duro da mandare giù. Forse Lumet ha voluto prendere tutti in giro: vorrei sperarlo, in memoria del suo glorioso passato; però ci credo poco.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta