Regia di Umberto Marino vedi scheda film
Una girovaga senzatetto, con problemi di personalità, si innamora di un matematico malato di mente: il loro amore è impossibile, così come la guarigione.
La fiamma sul ghiaccio è la quarta regia cinematografica (e l'ultima almeno per un decennio) di Umberto Marino, in quel momento ormai da qualche anno passato alla televisione e alle fiction 'sacre' (Sant'Antonio di Padova, Il bambino di Betlemme). La sceneggiatura dello stesso Marino è forse la più ambiziosa della sua carriera, una storia che va a toccare elementi forti come la malattia mentale e la ricerca di normalità da parte di chi, nella quotidianità, viene socialmente emarginato; il titolo può essere pateticamente fuorviante, ma la sostanza nel film effettivamente c'è. Soltanto che i paragoni con opere hollywoodiane su tematiche affini (Forrest Gump, Rain man, A beautiful mind) risultano immediatamente e incontrastabilmente impietosi, data la confezione simil-televisiva di questo prodottino e le scelte poco efficaci in fase di casting (Raoul Bova piuttosto a disagio nei panni del matematico psicolabile; Max Giusti in una parte drammatica; Donatella Finocchiaro che salva il salvabile - e poi ancora Simona Nasi, Paolo Calabresi, Lucia Antonia). Il regista tornerà di filato a lavorare per il piccolo schermo, sul quale rientrerà l'anno seguente con lo pseudo-action Operazione pilota. 3/10.
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