Regia di Charles Chaplin vedi scheda film
E' un'opera ambiziosissima ed altrettanto coraggiosa quella che Chaplin, ormai affermato come attore, regista e sceneggiatore (nonchè musicista dei suoi film) si appresta a girare nei mesi che vedono lo scoppio della seconda guerra mondiale e l'inizio di una catena di tragedie destinate a sconvolgere gli assetti politici, geografici e sociali del pianeta. Ancorato al passato comico (le scenette di puro slapstick si sprecano), virato qui al brillante grazie all'utilizzo di pseudonimi comici (Hitler è Hynkel, la Germania è la Tomania, Mussolini è Napoloni e così via) e sarcastiche simbologie varie (celebre è la scena in cui il dittatore fantastica giocando con il pallone-mappamondo), Chaplin fa il bello e il cattivo tempo e si permette persino di prendersi gioco - con un'ironia realmente signorile, perfida e sottilissima - di un personaggio abbastanza temibile e vendicativo come Adolf Hitler. Peccato, peccato per quella tirata cristianeggiante del finale, che sminuisce nel patetico l'importanza del messaggio stesso - dopo tanta ironia e tanta fantasia, ci si aspettava sicuramente una soluzione più elaborata ed efficace.
1940, Europa centrale. Un feroce dittatore progetta la conquista del mondo, scaricando le colpe dell'attuale crisi mondiale sugli ebrei. Fra i perseguitati c'è anche un barbiere che rassomiglia incredibilmente al dittatore; rinchiuso in un campo di concentramento, il barbiere riesce a fuggire grazie ad un ufficiale nazista amico. Poi uno scambio di persona fa in modo che il dittatore venga arrestato al posto dell'evaso, mentre il barbiere viene portato in trionfo dalla folla e, salendo su un palco in una piazza gremita, pronuncia un discorso di amore e fratellanza fra gli uomini.
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