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Salon Kitty

Regia di Tinto Brass vedi scheda film

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La recensione su Salon Kitty

di poggy
6 stelle

Confrontato con lavori senili come Monella, Salon Kitty è nettamente superiore: grottesco con intenzione e non suo malgrado (quasi sempre, almeno), il film intreccia l'erotismo con una trama di spionaggio lineare ma non troppo debole. Certo siamo ad un passo dalla nazisploitation, ma Salon Kitty si salva mantenendo un punto di vista che tiene lo spettatore a distanza di sicurezza dai nazisti, evitando il rischio dell'identificazione col carnefice.

E il sadismo che caratterizza il genere (anche tra i suoi "padri nobili" come Salò o Il portiere di notte) è quasi assente nelle scene erotiche per pervadere invece il contesto: la sequenza iniziale, che mostra le varie aspiranti "ausiliarie delle SS" prima di essere reclutate, è piuttosto dura nel mostrare gli effetti della propaganda nazista sulla mentalità dei giovani, mentre la vecchia classe dirigente viene mostrata come opportunista ed ottusa di fronte alla portata del nazionalsocialismo.

L'introduzione della protagonista Margherita, richiama la famiglia altoborghese de La caduta degli dei di Visconti, film doppiamente citato con la presenza di Helmut Berger e Ingrid Thulin nel cast. Quanto ci sia di omaggio cinefilo e quanto di opportunismo nel cavalcare l'onda di precedenti film-scandalo sul nazismo, è difficile da dire: Brass cita anche Salò con un cameo non accreditato di Aldo Valletti (il "presidente" del film di Pasolini), e Il portiere di notte con una delle scene nel bordello in cui una prostituta indossa cappello e stivali del gerarca che sta intrattenendo.

Quali i difetti? Beh, Tinto è Tinto, e alla fin fine il suo approccio all'erotismo - direi "di grana grossa" - non è cambiato molto nel corso degli anni. Qui semplicemente è più centellinato, e c'è più contesto (e dialoghi al di qua della soglia del ridicolo) a rendere digeribile il tutto. Insomma, un film che si può vedere anche se sfiduciati nei confronti del regista veneziano.

Sulla colonna sonora

Un po' invadente

Cosa cambierei

A parte le "tare" di Tinto, forse qualche numero musicale in meno avrebbe giovato al ritmo del film.

Su Tinto Brass

A parte qualche rara virata nel flou (direi un po' la tassa da pagare per vedere un film degli anni '70...), Salon Kitty vanta un'ottima fotografia e un impianto scenografico in grande stile, anche se quasi totalmente in interni. La regia in sé sfrutta molto entrambi gli elementi, giocando su inquadrature simmetriche che comunicano a tratti un senso di freddezza e oppressione, specialmente nelle scene con le SS, opposte al disordine della hall del bordello.

Su Helmut Berger

Nudo. Ho detto nudo? Volevo dire bravo, ma in un ruolo tutto sommato poco impegnativo.

Su Ingrid Thulin

La migliore in campo, al punto che a tratti sembra un po' di vedere Kakà che gioca nel Cittadella.

Su Teresa Ann Savoy

Carina, ma non particolarmente espressiva.

Su John Steiner

Sprecato: con quella faccia, era un cattivo che andava usato di più.

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