Regia di Tinto Brass vedi scheda film
Un discorso sull'immoralità del potere, nella sua incarnazione più brutale e subdola al tempo stesso, cioè quella del Reich nazista. Ma è un discorso che il già provocatorio Brass estremizza, abusando, oltre che delle proprie ossessioni sessuali, dei riferimenti ad altri film del periodo, dal "Portiere di notte" (1974) a "Salò" (1976), passando per "La caduta degli dei" (1969). Accolto da un minor numero di stroncature rispetto a tanti altri suoi film (Giovanni Grazzini parlò di un risultato non turpe, grazie alle gocce d'ironia che il regista sparge qua e là), "Salon Kitty" ha la medesima caratteristica di tutti gli altri film di Tinto Brass che ho visto: è noioso. Riguardo alle interpretazioni, c'è soprattutto da chiedersi cosa ci faccia un'attrice seria come Ingrid Thulin in un film come questo, interrogativo che si pone anche per il nostro bravo Stefano Satta Flores: ci si domanda cosa li abbia spinti a partecipare a "Salon Kitty", in mezzo ad un cast che recita soprattutto con le pudenda. (17 febbraio 2008)
Dopo l'inizio della seconda guerra mondiale, un alto ufficiale tedesco incarica un sottoposto di organizzare un bordello che ospiti prostitute ariane e di provata fede nazista per soddisfare i bisogni dei soldati della Wehrmacht e all'occorrenza collabori per smascherare i traditori. Questo ufficiale si affida all'abile entraineuse Kitty Kellermann, che organizza il tutto alla perfezione. Se non che una delle prostitute, già amante dell'ufficiale che aveva organizzato il bordello, s'innamora di un capitano dell'esercito che manifesta l'intenzione di disertare.
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