Regia di Tinto Brass vedi scheda film
Cosa volesse dire di preciso Tinto Brass con questo La vacanza è duro a comprendersi. La breve esperienza fuori dal manicomio per la protagonista è forse una metafora dell'irraggiungibilità della (vera, completa) libertà per l'essere umano, sempre e comunque schiavo di necessità concrete ed effimeri sentimenti; ad ogni modo per farsi un'idea del senso di questo film non lo si può slegare dal coevo (uscito pochi mesi prima) Dropout, che non solo utilizza la stessa coppia di protagonisti - Franco Nero e Vanessa Redgrave, bravi - ma si somiglia profondamente a La vacanza per l'incipit (con la differenza che là era Nero a uscire dal manicomio, qui la Redgrave). La parabola artistica di Brass va in calando: dopo un inizio folgorante ed una serie di pellicole intelligenti e provocatorie (solitamente puntando più sulla prima dote che sulla seconda) e dopo i bei risultati dell'Urlo e di Nerosubianco, ecco che la carriera del regista subisce un - probabilmente determinante - intoppo: dopo questo film, infatti, per cinque anni sarà silenzio, per poi tornare con Salon Kitty, ovvero il primo lavoro espressamente virato all'erotismo (anche in La vacanza non manca qualche spunto, ma assolutamente funzionale alla narrazione e senza alcuna morbosità). Sceneggiatura del regista e di Vincenzo Maria Siniscalchi, con la collaborazione per i dialoghi di Roberto Lerici; Brass cura anche il montaggio. Discreto ruolo delle musiche, con accenni di canzoni popolari in più momenti - e c'è anche un brano cantato da Gigi Proietti. Titolazione di coda, come sempre nel primo periodo di Brass, che omaggia Godard. 4/10.
Una ragazza esce dal manicomio e torna in famiglia, nella campagna veneta. Qui riesplode però la sua follia, proprio mentre conosce ed intreccia una relazione con un cacciatore.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta