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Il grande cielo

Regia di Howard Hawks vedi scheda film

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La recensione su Il grande cielo

di Baliverna
9 stelle

Un manipolo di uomini duri e coraggiosi, anche se raccogliticcio e variegato anche nella lingua, ardisce ad inoltrarsi in territori a malapena esplorati per commerciare beni di prima necessità con gli indiani locali. Bel colpo, Howard Hawks.

Ecco un esempio di film d'avventura perfetto o quasi, dove tutti gli elementi sono indovinati e ben dosati: avventura, appunto, poi amicizia virile, dramma, un po' di amore, un po' di umorismo, qualche bella canzone, begli scenari naturali, personaggi variegati e ben caratterizzati, una rappresentazione equilibrata dei pellerossa. Solo il mestiere di Howard Hawks, con il suo talento per tutti i generi cinematografici, poteva amalgamare bene il tutto ed ottenere una pellicola che si guarda e riguarda con immutato piacere. Il modello è forse “Passaggio a Nord-Ovest” (1940), ma è una pellicola con tutta la sua originalità e valore autonomo.

Quanto agli attori, comunque bravi, qui vediamo un esempio di come le norme e le gerarchie contrattuali fossero a volte calate dall'alto e puramente formali. Il trio di protagonisti che compaiono sulla prima schermata è evidentemente una forzatura. Martin Dewey è poco più di una spalla di Kirk Douglas, il quale a sua volta è spesso messo da parte da Arthur Hunnicutt, cioè il capo del manipolo di coraggiosi. Il suo ruolo occupa molto spazio, e l'attore dà da parte sua un'interpretazione di tutto rilievo, che lo fece notare. Il suo personaggio di duro ma buono, di saggio ma di poche parole e senza boria è decisamente riuscito, e ricorda non poco il più famoso Walter Brennan.

Elizabeth Threatt, la terza comprimaria, c'è, ma non è molto presente.

E' una pellicola da prendere a modello, per evitare di girare film di avventura mediocri e sciapi.

In un film di Hawks non poteva mancare qualche battuta fulminante e ben piazzata, come quella pronunciata da Hunnicutt, lasciando tutti senza parole: “Ah, non si può mai sapere quello che una donna farà un momento dopo!”

Qualche annotazione tecnica - La pellicola è stata sfortunatamente smozzicata in molti punti, come accade spesso ai film che superano le due ore. Come ho accertato, la versione italiana doppiata ha circa 15 min. in meno dell'originale, che è stato presentato su Arte un paio d'anni fa, credo ricostruito a partire da copie di appoggio di bassa qualità (visti gli sbalzi della stessa in certe sequenze). Anche le parti migliori, però, soffrono di un bianco e nero un po' sbiadito e immagini forse addirittura un tantino fuori fuoco. evidentemente frutto di qualche ristampa sciatta; è impossibile addebitare il fatto a Hawks, credo. Insomma, il film ci è arrivato un po' acciaccato, anche dopo un restauro che voglio credere il migliore possibile. In ogni caso, la Rai potrebbe smettere di mandare in onda la copia tagliuzzata e colorata al computer della solita Turner Corporation, e restituire al pubblico la versione originale di questo capolavoro (visto che è disponibile).

 

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