Regia di Kim Rossi Stuart vedi scheda film
"Anche libero va bene", l'esordio dell'ottimo attore Kim Rossi Stuart, è un film da vedere. Per tanti motivi. C'è un padre, solo -la moglie "va e viene"-, Renato, con qualche problema di lavoro, che nasconde la sua fragilità con un'aggressività che sfoga nei confronti dei due figli, una femmina e un maschio. Focalizziamo l'attenzione su lui, il piccolo Tommi, primo anno di scuola media, un bambino dallo sguardo lucido, disilluso e già maturo, che ha fatto i conti con una situazione familiare difficile e problematica. Cammina sui tetti, mette da parte un po' di soldini, nuota ma preferirebbe giocare a calcio. E' il padre che insiste a farlo andare in piscina, forse per mantenerlo in una condizione di apnea e di solitudine, al contrario del gioco di calcio, dove la squadra conta più del singolo. Il ritorno della madre, una donna insoddisfatta e ormai persa, apre un barlume di speranza nella sua vita, ma è l'unico a non credere ai suoi ripensamenti. E, infatti, il suo sospetto si concretizza nella fuga di quella mamma assente. Ma è l'inizio di una nuova stagione e anche l'ostinato padre si convince a mandarlo ad una scuola di calcio. In che ruolo vuoi giocare? Anche libero va bene. Ed è questa la filosofia di vita di questo bambino che ha visto troppe cose per la sua età: essere, sempre e comunque, liberi. Soli? Se è necessario. Un racconto di formazione interessante, amaro, appassionato e toccante, dove la sceneggiatura di Rossi Stuart, Linda Ferri, Federico Starnone e Giammuso adotta il punto di vista di Tommi -uno straordinario Alessandro Morace-, ponendolo al cento dell'attenzione dello spettatore ed eleggendolo protagonista assoluto dell'opera. Un bambino atipico, il più giovane e allo stesso tempo il più maturo della famiglia, già padre di suo padre, colui che riesce ad entrare nell'anima delle persone mascherando la sua vivacità con una sincera timidezza. Significative sono le scene scolastiche, dove emerge questo aspetto del piccolo protagonista. Il debutto di Rossi Staurt s'inserisce nella lunga schiera di racconti adolescenziali nel quale si vede il momento del passaggio dalla fanciullezza alla maturità, quando ogni bambino capisce quelle che sono le sue responsabilità. Parecchia carne al fuoco ben cucinata dall'esordiente regista che s'ispira a Gianni Amelio, François Truffaut e Luigi Comencini per esplorare l'universo infantile con accuratezza e sensibilià. Anche regista va bene.
Avvolgenti musiche della Banda Osiris.
Voto: 8.
Straordinaria rivelazione: un personaggio carico di pathos eseguito con profonda e sincera passione.
Ruolo da non protagonista per questa ottima attrice ormai affermata. Il rischio, però, è che smorfie ed atteggiamenti la accostino troppo a Margherita Buy.
Il ruolo era pensato per Sergio Rubini, che ha dato forfait cinque giorni prima dell'inizio delle riprese. Rossi Stuart è, al solito, eccellente e affascinante, ma qui il difetto è che urla troppo.
Anche regista va bene. Sensibile e partecipe.
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