Regia di Kim Rossi Stuart vedi scheda film
L'amore è una prigione dolorosa per i personaggi del film di esordio di Kim Rossi Stuart, legati da una rete di affetti contraddittori, sinceri e tormentati. Un padre affettuoso e scorbutico, la madre assente per l'incapacità di assumere profondamente il proprio ruolo, la sorella incuriosita dal sesso, e in mezzo il piccolo Tommi, che ama tutti e non li capisce fino in fondo. Rossi Stuart è molto attento alla resa dei personaggi, alle scene più che alle inquadrature, calibrando la recitazione per rendere palesi tensioni e tormenti, seguendo il suo piccolo protagonista nella confusione di una quotidianità normale e anomala, tra scatti d'ira paterni e illusorie epifanie materne. Tutti i personaggi sono complessi e sfumati, mai psicanalizzati, osservati con attenzione e senza freddezza nelle loro contraddizioni al limite dell'antipatia, in scene che mettono spesso a disagio e che permettono alla sceneggiatura di procedere accumulando tensioni e senza farne presagire lo svolgimento.
Nella rete di nodi irrisolti del reciproco affetto, questo nucleo familiare si dilania e ricompatta provvisoriamente, tornando sui suoi passi, cercando un'illusione d'armonia e felicità che sporadicamente di manifesta. L'amore, diversamente declinato e manifestato dai protagonisti, è un soffocante cappio esistenziale avviluppato in una tela di comunicazione irrisolta, che nessuno vuole o trova il coraggio di recidere, un dolore necessario e inevitabile che determina comportamenti e reazioni. Tommi cerca una propria identità, ma rimane l'immagine riflessa dei desideri altrui, del perfetto figlio o dell'amico, del fidanzatino ipotetico o dell'atleta che il padre vorrebbe. Forse i desideri veri sono altrove, ma l'identità scende a compromessi con la realtà, e nel sorriso altrui c'è a volte anche una porzione della propria felicità.
Rossi Stuart porta a maturità la lezione di Amelio e Truffaut, evitando ogni tentazione citazionistica, delinea un ritratto sensibile di una complicata quotidianità, in cui non è lontano dallo Spielberg più domestico, assumendo del tutto il punto di vista di Tommi, in un film in cui tutti hanno le proprie ragioni, che non ci è dato conoscere fino in fondo.
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