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La guerra di Mario

Regia di Antonio Capuano vedi scheda film

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La recensione su La guerra di Mario

di FilmTv Rivista
8 stelle

Un’asciutta risposta all’enfatica retorica dei Ragazzi di Scampia guidati dal cantante Gigi Finizio al recente Festival di Sanremo ce la regala Antonio Capuano, erede naturale, ideale e spirituale di Sergio Citti, pur se spostato qualche chilometro più in basso dello Stivale, nel degrado assoluto di una regione, la Campania, e di una zona, quella del napoletano, che da tempo hanno tristemente oltrepassato la soglia della dignità umana. È in questo contesto che il piccolo Mario (un Marco Grieco di pura istintività venata di scaltrezza tutta partenopea) nasce e cresce, tra violenze e abusi (finanche sessuali), in una famiglia dominata dalla prostituzione, dal giorno per giorno, dall’assoluta mancanza di speranze. Non che la famiglia borghese che fa da contrappeso, stia una meraviglia: agiatezze e privilegi, certo, ma un vuoto pneumatico che convince Giulia (una straordinaria Valeria Golino: è sua la performance femminile italiana dell’anno) a chiedere l’affido del “ragazzaccio”, combattendo con molti e in primo luogo con se stessa, con le sue paure e con il compagno Sandro che vede minate le sue sicurezze, con la famiglia originaria del piccolo, con l’ambiente, con l’assistente sociale. Il suo credo è l’amore: assoluto, totale, incondizionato. Quando, invece, il resto del mondo le consiglia, con la carota, il classico bastone, le ovvietà più ovvie di educazioni filtrate e di culture stratificate e strangolate nell’omologazione e nelle scorciatoie. La regia di Capuano è libera come il vento e Valeria è il suo volano.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 10 del 2006

Autore: Aldo Fittante

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