Regia di Marc Forster vedi scheda film
Non ha incontrato il mio favore ed è un vero peccato, perché il soggetto, nonostante possa apparire abusato a un'impressione superficiale, mi era comunque sembrato intrigante. Fin dal principio sono riscontrabili alcune stravaganze nella gestione delle inquadrature, ma senza eccessivi sospetti le si può classificare come meri artifici ed espedienti volti a destare curiosità o forse accattivarsi certi cultori della settima arte.
Nella prima parte la narrazione è in ogni caso abbastanza interessante e quindi non ci si focalizza troppo su tali aspetti accessori. Sfortunatamente però nel prosieguo si assiste invece a una graduale decadenza generale. L'intreccio si sfilaccia, il surreale prende il sopravvento e inizia a dominare sul resto. Direzione e sceneggiatura sembrano quasi voler raggiungere un gusto sadico in questo, ossia nello spingersi ai limiti della percezione e della razionalità umana. Il montaggio nevrotico e i dialoghi criptici confermano questa sensazione. A un certo punto inevitabilmente ci si abbandona all'onirico puro e quindi si rinuncia a una qualsivoglia concretezza. Le facoltà intellettive verranno talmente inibite da rischiare in più occasioni di cadere proprio fra le braccia di Morfeo. L'autentica sfida sarà il cercare e il riuscire a evitarlo.
Saranno d'importanza relativa, ma un paio di pregi mi sento ugualmente di riconoscergli. L'uno è il cast, composto da nomi di profilo elevato. E allora spiace ancor più constatare il fatto che non siano stati posti in condizioni quantomeno funzionali a restituire delle interpretazioni alla loro altezza. Così sono ridotti a specchietto per le allodole. L'altra qualità è rappresentata dall'epilogo, che risolleva un poco le cattive sorti precedenti, giusto quando i nodi dovrebbero (solo in teoria) venire al pettine, ammesso che questo fosse l'intento.
In sostanza si astenga dalla visione chiunque non sia un amante dell'insoluto e del non-senso. Si tratta, infatti, di un esemplare di quella tipologia di film per i quali non vale nemmeno la pena di sforzarsi più di quel tanto nel tentativo di trovarvi la spiegazione di un contenuto oppure la riflessione su un'idea oppure l'espressione di un messaggio. Con un aggettivo soltanto, lo definirei un inutile stupefacente (nel significato di oppiaceo).
Un meticoloso psichiatra newyorkese, Sam Foster, cerca d'impedire a Henry Lethem, un paziente introverso e stravagante, di commettere suicidio, cosa che il giovane avrebbe pianificato per la vigilia del 21mo compleanno. Dietro i suoi febbrili tentativi, tuttavia, si cela un mistero di gran lunga più inquietante e surreale: l'analisi di Henry inizia infatti ad avere un effetto dirompente sulla realtà di Sam e della fidanzata Lila, i quali vengono irretiti sempre più nel labirinto della sua coscienza...
Vaneggiante e allucinante, trova sfogo in virtuosismi tecnici che vorrebbero imprimere originalità, ma che invece si limitano purtroppo a ottenere l'effetto di confondere e irritare l'ignaro spettatore.
Dr. Sam Foster. Piuttosto disciplinato e confacente.
Lila Culpepper. Sempre bella quanto brava.
Henry Letham. Assolutamente in parte.
Dr. Leon Patterson. Sprecato in un ruolo misero.
Non è rimasta particolarmente impressa nella mia mente, temo anche solo perché la mia attenzione era distratta da altri superflui elementi narrativamente fuorvianti e visivamente disturbanti.
A costo di apparire troppo drastico e supponente, manterrei gli attori trasformando tutto il resto.
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