Regia di Gavin Hood vedi scheda film
Tsotsi (Chweneyagae, è incredibile: non cambia mai espressione, ma non è detto che sia un male, visto il suo personaggio) è il nome di fantasia che David, piccolo gangster della periferia di Johannesburg, si è dato dopo che quello vero gli è stato cancellato per privarlo della sua stessa dignità. Nella squallida Bidonville in cui abita Tsotsi vive di rapine e non possiede alcuna sensibilità. Quando si troverà a dover gestire un bambino, suo malgrado parte del bottino di un colpo, cambierà atteggiamento. La povertà genera emarginazione. L’emarginazione genera spersonalizzazione e perdità di dignità, che creano violenza. La violenza genera mostri. E’ bene che ci siano dei promemoria, di tanto in tanto, ma lo si sapeva già. Come si sapeva che dentro ad ogni uomo c’è un cuore che batte. Ma è sempre bene tenerlo a mente. Hood scopre l’acqua calda, non lesina luoghi comuni e scopiazza City of God. Nella trama, inoltre, non tutto sembra perfettamente logico, ma tant’è. Oscar per il miglior film straniero 2006, ma distrutto dalla critica. *1/2
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