Regia di Fritz Lang vedi scheda film
Il periodo americano di Fritz Lang non è stato all'altezza di quello tedesco, questa è una costatazione pacifica, ma come lui anche altri grandi maestri hanno patito la trasferta americana rispetto alle loro pellicole europee, d'altronde è sempre stato tipico di Hollywood cooptare a sè i migliori talenti in giro per il mondo per offrire loro delle pellicole spesso non all'altezza del loro potenziale e Fritz Lan non è sfuggito a tale regola, girando pellicole con alti e bassi, ma riuscendo di tanto in tanto a piazzare dei filmoni e con il Grande Caldo (1953) ci và addirittura di lusso, un capolavoro assoluto del cinema all'altezza delle opere migliori del periodo tedesco.
Costruito sugli stilemi del noir, Lang li smonta passo dopo passo dall'interno, cominciando dal protagonista, il sergente di polizia Dave Banion (Glenn Ford), che indaga sulle cause del suicidio di un suo collega, nonostante i suoi superiori gli chiedono a più riprese di archiviare il caso. Banion è un onesto tenente, molto caparbio e testardo nel proprio lavoro, forse un pò rude nei modi, ma in fondo vuole solo garantire il rispetto della legge in un mondo dove la corruzione tra criminalità e polizia ha toccato vette così elevate, da rendere impossibile qualsiasi distinzione tra il bene ed il male. Il sergente padre di famiglia, ha una moglie devota e comprensiva verso il suo lavoro ed una figlia piccola, in pratica la tipica famigliola borghese di provincia, che verrà devastata da una bomba piazzata nell'auto di Banion, ma per sbaglio azionata quando c'era in macchina la moglie dell'uomo, causando una tragedia devastante, che spingerà Banion ad andare fino in fondo alla faccenda, superando ogni barriera tra bene e male, agendo fuori dai canoni della polizia.
Credo sia il primo caso in cui al protagonista, gli viene confiscato il distintivo ed è costretto ad agire senza di esso pur di risolvere il caso ed essere così reintegrato nel corpo di polizia, un clicchè stra-ripetuto e abusato successivamente in numerose pellicole con ben poche opere in grado di sottrarvisi, eppure nasce qui il mito del "giustiziere" tipico dei polzieschi, che senza dover sottostare alla legge, può spingersi in fondo all'indagine senza dover rendere conto a nessuno, diffidando di tutto e tutti, magari con qualche collega della polizia o conoscente disposto ad aiutarlo, eppure alla fine solo nella sua battaglia.
La fotografia i cui contrasti tra bianco e nero erano netti inzialmente, mano a mano che procede la vicenda, adotta tonalità grigie per sottolineare come bene e male non sono due entità distinte e separate, ma convivono e si mescolano nell'animo umano senza soluzione di continuità, stando a noi trovare l'equilibrio più consono affinchè l'oscurità che celiamo agli altri, ma che alberga in noi, non ermega totalmente sino a sopraffare ogni residuo di luce restante. Il Grande Caldo nella sua geniale regia e nelle intuizioni narrative, anticipa di decenni molti stilemi dei cinefumetti di stampo più "dark", durante la visione non pochi sono i raffronti fatti dal sottoscritto con Il Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan (2008), con il protagonista sempre più soggiogato dall'oscurità, la morte del suo legame affettivo e la dualità intrinseca nell'essere umano qua esemplificata dal viso ustionato di Debbie Marsh (Gloria Grahame), la quale sceglie di opporsi finalmente al violento amante Vince Stone (Lee Marvin), scagnozzo al servizio del boss Lagana (Alexander Scourby), trovando in sè la dignità e la forza di reagire, riscattando l'intera sua esistenza aiutando Banion nella sua indagine non ufficiale, così che il volto della donna da mostrare agli altri sia quello sano e non ustionato (non è un caso che anche prima della caffè bollente gettatale in faccia, sia spesso inquadrata di profilo) e portando il protagonista a maturare una visione meno manichea del mondo, dove un riscatto da parte di alcuni è possibile ed il passato può essere rendento.
La lotta tra bene il male, la violenza, la redenzione, tutte le tematiche del cinema Langhiano sono riscontrabili in questo capolavoro assoluto, che riscrive molte regole del noir e anche del cinema classico americano, segnalandosi probabilmente come miglior film americano del regista, con una originale commissione nella corruzione tra criminalità, politica e polizia molto audace per l'epoca, ottenendo positivi riscontri di critica all'epoca, ma venendo totalmente ignorato da qualsiasi nomination agli oscar.
Film aggiunto alla playlist dei capolavori : //www.filmtv.it/playlist/703149/capolavori-di-una-vita-al-cinema-tracce-per-una-cineteca-for/#rfr:user-96297
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta